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9 luglio 1504, Bellinzona
Testamento, Instrumentum testamenti et ultime voluntatis

Giacomo del fu Pietro Magoria di Bellinzona detta il suo testamento. Egli assegna alla chiesa dei SS. Maria e Satiro di Claro una quantità sufficiente di beni per garantire un reddito di 20 fiorini da consegnare al cappellano che farà celebrare due messe settimanali, designando quali esecutori di tale legato il prete Francesco Cusa, canonico di S. Pietro di Bellinzona, e Matteo del fu Stefano Magoria, suo congiunto. Col consenso della figlia Elisabetta, egli lascia a Rodolfo, suo figlio illegittimo, 4000 fiorini e una casa situata nella contrada Camminata a Bellinzona, con facoltà di trasmettere tali beni ai figli legittimi del detto Rodolfo, purché egli si sposi col consenso di Elisabetta e di Caterina, moglie del testatore. Il detto Giacomo assegna inoltre 200 lire di terzoli al convento di S. Maria delle Grazie, 50 a quello di S. Giovanni Battista al Dragonato e altre 50 alla scuola di S. Marta, situata nella chiesa di S. Pietro di Bellinzona, nonché diverse somme di denaro a vari parenti e ad Elena, sua domestica. Nomina la moglie Caterina usufruttuaria di tutti i suoi beni e la figlia Elisabetta erede universale, a condizione che essa dimori sempre coi figli e gli eredi nella casa paterna; in caso contrario, i suoi beni dovranno essere assegnati a qualcuno dai suoi due esecutori testamentari, e morti costoro, metà andrà ai canonici della chiesa di S. Pietro e l'altra metà all'ospedale di S. Giovanni Battista, fondato presso l'omonima chiesa di Bellinzona.

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Tradizione e lingue
Originale
Lat.
Caratteristiche esteriori
2500 mm x 220 mm, 300 righe.
L'atto è costituito da cinque membrane cucite insieme.

Segnatura
ASTi, Pergamene, Pometta 204
Regesto
Bsb I (1929), pp. 314-315.