Repubblica e Cantone Ticino

Nella vertenza tra il comune di Breno, da una parte, e Martino del fu Pellegrino di Cadero, Gennaro del fu Martino «de Sendaca» di Biegno, Alberto del fu Guglielmo «Gandi», Viviano del fu Redolfo di Indemini e Marchisio del fu Ottobono di Indemini, agenti a titolo personale e in rappresentanza di alcuni casali della Valle Veddasca, i quali rivendicano un terzo dell'Alpe «Plasio», dall'altra, i rappresentanti del comune di Breno e della Valle Veddasca avevano eletto a loro procuratori Anselmo del fu <…>ci di Breno e Breno del fu Arialdo «Vegii», rispettivamente Viviano «Daiberti» detto «Magister» di Indemini e Alberto «de Gando» affinché determinassero sotto giuramento i confini dell'alpe. Ora i quattro procuratori determinano la porzione dell'Alpe «Plasio» spettante a Indemini e alla Val Veddasca e quella spettante al comune di Breno (salvo il diritto riservato all'abate e al monastero di S. Abbondio) indicandone i confini, gli accessi, e le regole per il transito con il bestiame. I delegati di Breno, con l'assenso di <Guglielmo> del fu Giovanni «Ariberti», Lanterio del fu «Madii» di Olgiate e Ardizono di Cantù, abate, rispettivamente priore e mastro del monastero di S. Abbondio, e quelli della Valle Veddasca si impegnano reciprocamente a rinunciare a qualsiasi pretesa sulla porzione di alpe assegnata alla controparte.