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Ultimo aggiornamento: 07.10.2024, 08:20
© Ti-Press / Elia Bianchi
Sia in Svizzera sia in Ticino, la situazione degli affari nel settore manifatturiero ha mostrato un relativo peggioramento dopo una breve fase di ripresa e stabilità. Tuttavia, mentre in Svizzera le previsioni sono più ottimiste, in Ticino il saldo neutro riflette maggiore cautela. A livello cantonale, i volumi di ordini sono giudicati insufficienti e le scorte di prodotti finiti eccessive. Ciononostante, lo stock di prodotti intermedi per uso interno, lo sfruttamento delle capacità tecniche e i livelli di impiego sono ritenuti adeguati. Maggiori difficoltà si riscontrano per le aziende orientate più all’estero. Il franco forte, la situazione economica internazionale e la carenza di manodopera – tra molti fattori – contribuiscono a una valutazione negativa della situazione degli affari. Questa situazione porta a risultati relativi all’occupazione opposti in base al mercato di riferimento: le aziende orientate al mercato nazionale giudicano eccesivi gli impeghi attuali e una piccola parte prevede quindi un calo, mentre le aziende orientate all’export ritengono insufficienti i livelli attuali, pur non prevedendo una variazione di rilievo.
Dopo una leggera ripresa nei mesi scorsi, l’andamento degli affari nel settore manifatturiero ticinese è tornato a peggiorare nel mese di settembre. Il saldo in Ticino risulta negativo, con oltre un imprenditore su cinque che giudica lo stato attuale degli affari come cattivo. Un risultato analogo si registra anche a livello nazionale: il saldo, che era tornato a migliorare dopo un lungo periodo negativo iniziato un anno fa, è nuovamente peggiorato [F. 1].
Nonostante il clima attuale sia segnato da giudizi poco favorevoli, per i prossimi mesi non si intravedono segnali di peggioramento. A livello nazionale, una maggioranza relativa di imprenditori prevede un miglioramento degli affari. Tuttavia, le aspettative degli imprenditori ticinesi restano più caute: la quota dei pessimisti è praticamente identica a quella degli ottimisti.
Distinguendo per il mercato di riferimento si rivela un maggiore pessimismo tra le imprese maggiormente orientate al mercato estero, influenzato, tra i vari fattori, anche dall’apprezzamento del franco svizzero e dalla scarsità di manodopera. Questa è identificata come un ostacolo da una parte importante di aziende, in particolare tra quelle orientate all’export. Ciò sembra coerente con le sensazioni che la stessa categoria di imprese esprime sui livelli attuali di occupazione, ritenuti insufficienti da una buona parte di imprenditori [F. 6]. Anche tra le aziende orientate al mercato nazionale prevalgono le opinioni negative sulla situazione degli affari, anche se il saldo risulta meno negativo. Dopo un miglioramento nei primi mesi del 2024 si osserva nuovamente un deterioramento della situazione [F. 2].
Le previsioni restano piuttosto incerte: indipendentemente dal mercato di riferimento, le voci ottimiste e pessimiste tendono a bilanciarsi risultando in un saldo complessivo prossimo allo zero. Tra le aziende maggiormente orientate al mercato interno, il saldo è leggermente negativo, mentre per quelle orientate all’export si rileva un miglioramento rispetto a maggio e giugno, pur mantenendosi per ora su un livello neutro.
Una maggioranza relativa di imprenditori ticinesi ritiene che il volume complessivo degli ordini sia insufficiente, e lo stesso vale per gli ordini provenienti dall’estero. Rispetto ai risultati di agosto, il lieve miglioramento del saldo negativo si è interrotto, con un nuovo peggioramento della situazione. I pareri sul volume degli ordini si distinguono per l’assenza di valutazioni positive, segno di un generale pessimismo [F. 3].
Focalizzandoci sulle imprese orientate al mercato nazionale si osserva che il saldo relativo al volume degli ordini complessivi e quello degli ordini dall’estero sono negativi. Nei primi mesi dell’anno si è rilevato un miglioramento dei saldi riguardante il volume degli ordini complessivi e dall’estero. Il periodo estivo invece è caratterizzato da un peggioramento complessivo degli ordini che nell’ultima rilevazione si è esteso anche agli ordini dall’estero: con i risultati di settembre, entrambi i saldi sono tornati a peggiorare, segnando una nuova divergenza.
Per le aziende orientate maggiormente al mercato estero, il saldo degli ordini complessivi e quello degli ordini dall’estero restano negativi. Fino a inizio estate i due saldi tendevano a muoversi insieme, in seguito si sono progressivamente distanziati: il saldo degli ordini complessivi è migliorato, mentre quello relativo agli ordini esteri è rimasto stabilmente sotto al 50%.
I giudizi negativi sui volumi degli ordini si riflettono in una percezione di eccesso delle scorte di magazzino: una maggioranza relativa di imprenditori ritiene infatti che lo stock di prodotti finiti destinati alla vendita sia eccessivo [F. 4]. Questo giudizio è espresso sia dalle aziende prevalentemente attive a livello nazionale sia, in misura maggiore, da quelle più orientate all’esportazione. Tuttavia, con l’ultima inchiesta di settembre, è diminuito il numero di imprenditori che considerano eccessivo lo stock di prodotti intermedi destinati all’uso interno, in particolare tra le aziende maggiormente focalizzate sull’export. Di conseguenza, il saldo, prima positivo, è ora quasi nullo.
Nel terzo trimestre del 2024, la maggioranza degli imprenditori ticinesi ritiene che le loro capacità produttive siano adeguate rispetto ai volumi degli ordini. A livello nazionale, invece, la maggioranza degli imprenditori giudica le proprie capacità tecniche eccessive, confermando che il volume degli ordini è attualmente considerato troppo basso [F. 5]. L’analisi rivela differenze significative tra le imprese orientate al mercato interno e quelle attive nelle esportazioni. Se le prime ritengono che le capacità tecniche attuali siano adeguate al volume degli ordini, le seconde mostrano una maggioranza di imprenditori che considerano le capacità tecniche sovradimensionate. Questo riflette le maggiori difficoltà che affrontano le imprese nel commercio con l’estero.
Nonostante il volume degli ordini sia giudicato negativamente, la maggior parte delle industrie ticinesi considera il numero di persone occupate adeguato alle proprie esigenze e non prevede variazioni nei prossimi mesi. Tuttavia una piccola parte delle imprese ritiene che l’occupazione sia eccessiva e ne prevede un calo nei prossimi mesi [F. 6]. Questo risultato è più evidente tra le imprese che sono orientate al mercato nazionale.
La situazione è diversa per le imprese orientate all’export: nell’indagine di settembre quasi un quarto degli imprenditori ha dichiarato che il numero di persone occupate è insufficiente, portando il saldo a un valore negativo. Nonostante ciò, le aspettative indicano che la maggior parte degli imprenditori crede che il numero di occupati rimarrà stabile nei prossimi tre mesi.
A cura di Stefano Modenini, Direttore Associazione industrie ticinesi (AITI)
La crescita dell’economia resterà modesta anche nei prossimi mesi e ciò indubbiamente continuerà ad avere un’influenza negativa sulla competitività delle imprese. D’altra parte, il ripetuto intervento della Banca Nazionale Svizzera con la riduzione dei tassi di interesse testimonia proprio la delicatezza della situazione economica, che allo stesso modo però rappresenta pure un’opportunità per le imprese per riavviare una fase economica più robusta il prossimo anno.
Le difficoltà che si perpetuano in alcuni mercati di riferimento delle nostre esportazioni hanno un’incidenza diretta e negativa sul volume degli ordini e gli stock di prodotti restano globalmente sostenuti nei diversi rami di attività. Sul lato interno occorre segnalare il progressivo peggioramento delle situazioni d’impiego. La mancanza di manodopera oramai riguarda anche il personale mediamente e meno qualificato e non più solo quello specializzato. Il livello dell’occupazione dovrebbe restare comunque stabile.
La situazione di difficoltà dell’economia tedesca perdura e ciò preoccupa gli imprenditori perché la Germania è il principale mercato di riferimento per diverse aziende manifatturiere. Tuttavia almeno in parte compensato dal migliore andamento di altre economie anche extra europee. Si ritiene d’altra parte che la Germania tornerà economicamente anch’essa a crescere il prossimo anno a tassi superiori rispetto alla situazione degli ultimi mesi.
Un contesto nel quale è difficile mostrare ottimismo, ma allo stesso modo non tale da doversi fasciare la testa.
Quasi tutte le domande delle indagini KOF sono di carattere qualitativo. Gli operatori esprimono un’opinione relativa all’evoluzione oppure allo stato di una variabile significativa dell’andamento dell’azienda nel proprio mercato, secondo in genere tre modalità di risposta (+, =, -).
Per l’analisi congiunturale, l’evoluzione di queste percentuali nel tempo è significativa, in quanto indica lo spostarsi degli operatori verso un’opinione più o meno positiva in riferimento al fenomeno osservato. Oltre all’evoluzione delle percentuali, è consuetudine utilizzare il saldo di opinione tra le due modalità estreme (+ e -), trascurando la modalità neutra (=).
Infatti, il saldo tende a descrivere sinteticamente il senso preponderante di variazione della variabile analizzata. Nel caso di un saldo significativamente positivo (o negativo) alla domanda circa la variazione della cifra d’affari, si potrà concludere che tale variabile nel trimestre di riferimento sia verosimilmente aumentata (o diminuita).
È fondamentale, comunque, considerare che questa conclusione sarà tanto più robusta quanto maggiore risulterà il saldo, in quanto esso e le sue variazioni sono sempre da intendere quali indicatori di tendenza e non quali variabili quantitative discrete.
Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat)
Maurizio Bigotta
Settore Economia, Ufficio di statistica
Tel: +41 (0)91 814 50 34
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