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Ultimo aggiornamento: 04.04.2025, 10:36
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In Svizzera e in Ticino, il settore manifatturiero continua a mostrare segnali di difficoltà. Le previsioni rimangono più caute, ma con un’inversione di tendenza: in Svizzera si passa da un precedente ottimismo a una maggiore prudenza, mentre in Ticino il pessimismo si attenua leggermente. Tuttavia, distinguendo tra imprese orientate al mercato interno ed estero, emerge un quadro distinto, sia nella situazione attuale che nelle prospettive future. Le aziende più attive nei mercati esteri mostrano ancora degli indicatori negativi ma anche dei segnali di ripresa, con un miglioramento nei livelli di produzione rispetto all’anno precedente. Al contrario, quelle focalizzate sul mercato interno continuano a risentire di una contrazione, con un calo degli ordini, un aumento delle giacenze di prodotti finiti e un livello di produzione valutato inferiore a un anno fa. Tutto questo porta a giudicare il livello d’occupazione come eccessivo e ad anticipare un possibile ridimensionamento, in particolare tra le imprese orientate al mercato interno.
Nel mese di marzo, la maggioranza relativa degli imprenditori del manifatturiero valutano negativamente la situazione attuali degli affari: sia in Svizzera che in Ticino il saldo rimane quindi negativo [F. 1]. Ciononostante, le previsioni per i prossimi sei mesi appaiono leggermente più favorevoli. In Svizzera, l’ottimismo ha registrato un peggioramento nelle ultime indagini, ma il saldo resta ancora positivo, mentre in Ticino si osserva un progressivo miglioramento che mantiene il saldo a una situazione di neutralità.
Analizzando più nel dettaglio le aziende ticinesi in base alla loro principale area di attività – mercato interno o estero – si conferma la prevalenza di imprenditori con aspettative negative, sia per la situazione attuale sia per le previsioni a sei mesi [F. 2]. Il saldo negativo relativo alla situazione attuale è il risultato di un costante declino per le aziende orientate al mercato interno, che un anno fa registravano ancora una situazione neutra. Per le aziende orientate ai mercati esteri, invece, il saldo negativo rappresenta una costante degli ultimi dodici mesi. Tuttavia, i risultati di marzo mostrano un timido segnale di ripresa. Fino a poco tempo fa, le prospettive per le aziende focalizzate sul mercato interno erano relativamente neutre, ma l’ultima rilevazione evidenzia un saldo negativo. Anche le imprese votate all’export mostrano un saldo negativo, seppur con aspettative più variabili, influenzate dalle incertezze del contesto internazionale.
Nonostante il lieve miglioramento dei primi mesi dell’anno, a marzo oltre tre imprenditori su dieci segnalano un volume degli ordini troppo piccolo, mentre gli imprenditori con una visione positiva restano una stretta minoranza. Di conseguenza, come accade ormai da tempo, il saldo continua a essere negativo. Lo stesso scenario si riscontra per il volume degli ordini provenienti dall’estero [F. 3]. Analizzando la situazione in base all’orientamento delle imprese, emerge che il volume degli ordini dall’estero rappresenta l’indicatore con la dinamica più sfavorevole. Ben oltre il 60% delle imprese orientate al mercato nazionale e quasi la metà di quelle orientate al mercato internazionale, giudica negativamente il volume degli ordini dall’estero. Per questo il saldo complessivo rimane fortemente negativo. Per quanto riguarda il volume complessivo degli ordini, il saldo resta negativo ma meno pronunciato. Tuttavia, nei primi mesi dell’anno si osserva un peggioramento per le aziende più focalizzate sul mercato interno, mentre si registra un miglioramento per quelle orientate ai mercati esteri.
In relazione al volume degli ordini, che viene generalmente percepito come troppo basso, emerge un ulteriore elemento critico: la giacenza dei prodotti nell’industria manifatturiera è ritenuta eccessiva dalla maggioranza relativa degli imprenditori, sia per i prodotti intermedi che per quelli finiti [F. 4]. Tuttavia, l’indicatore presenta differenze tra le imprese orientate al mercato interno e quelle più attive all’estero. Per le prime, si delinea una giacenza eccessiva in particolare per quanto concerne i prodotti finiti, anche se i dati più recenti segnalano un lieve miglioramento. Per le seconde, invece sono i prodotti intermedi a far valutare come eccessivi gli stock, mentre le giacenze di prodotti finiti sono adeguate.
In linea con il volume delle vendite, ritenuto insufficiente da una buona percentuale di imprese, in Ticino la maggioranza degli imprenditori ritiene che i livelli di produzione nell’industria manifatturiera siano diminuiti rispetto all’anno precedente. Lo stesso vale per la Svizzera, sebbene in misura meno pronunciata [F. 5]. L’indagine evidenzia differenze significative a seconda del mercato di riferimento. La situazione appare più critica per le aziende maggiormente orientate al mercato interno che registrano un saldo negativo e in calo. Al contrario, tra le imprese più attive sui mercati esteri si osserva un netto miglioramento negli ultimi mesi che riportano un saldo decisamente positivo. L’aumento delle giacenze di prodotti intermedi potrebbe essere una fase transitoria in vista di una ripresa della produzione. In particolare, con l’ultima rilevazione di marzo, è aumentata la quota di imprenditori che segnalano un livello di produzione superiore rispetto all’anno precedente, superando la soglia del 42%.
L’andamento di tutti gli indicatori analizzati in precedenza ha ripercussioni anche sull’occupazione nel settore manifatturiero. Nell’ultimo semestre è aumentata la quota di imprenditori ticinesi che considera il numero di occupati eccessivo, prevedendo di conseguenza una riduzione dell’occupazione nei prossimi tre mesi [F. 6]. Questo fenomeno è particolarmente evidente tra le aziende attive principalmente sul mercato interno. Diversamente, tra le imprese maggiormente orientate all’export, pur essendo diffusa la percezione di un eccesso di forza lavoro, le aspettative per i prossimi mesi suggeriscono una certa stabilità occupazionale.
A cura di Stefano Modenini, Direttore Associazione industrie ticinesi (AITI)
Tutti gli istituti economici più accreditati hanno rivisto al ribasso il tasso di crescita del prodotto interno lordo per il 2025 e al momento anche per il prossimo anno si registra solo un modesto incremento. Evidentemente l’incertezza crescente che si pone a livello internazionale a cascata ha degli effetti negativi sulle diverse economie nazionali e regionali. La nuova amministrazione americana è consapevole che una politica dei dazi più o meno generalizzata è pericolosa, ma probabilmente scommette sul fatto che essendo l’economia più importante al mondo, gli Stati Uniti saranno in grado di assorbire gli effetti negativi interni di questa politica. Staremo a vedere, perché il pericolo di una recessione su più ampia scala è presente.
L’incertezza internazionale non permette in questo momento di fare valutazioni particolarmente positive per i prossimi mesi in quanto le variabili in gioco sono numerose. L’evoluzione degli affari, pur considerando i distinguo fra rami di attività e singole imprese, non è soddisfacente e il livello degli ordinativi è insufficiente per tenere il passo di futuri necessari adeguamenti della competitività.
Soprattutto per chi esporta la preoccupazione è grande riferendosi al mercato europeo, principale cliente delle imprese svizzere. L’effetto dell’applicazione di dazi americani sull’Europa non può non suscitare reazioni negative su una già debole evoluzione congiunturale a livello continentale, dove la grande malata economia tedesca è ancora lungi dal riprendersi con vigore.
Complessivamente da un punto di vista congiunturale la situazione non è drammatica per l’industria ticinese ma l’incertezza permane e non permette di considerare migliori le prospettive economiche per i prossimi mesi. Si marcia sul posto e ciò non può escludere prossime riorganizzazioni aziendali ed effetti negativi comunque non generalizzati sull’occupazione.
Quasi tutte le domande delle indagini KOF sono di carattere qualitativo. Gli operatori esprimono un’opinione relativa all’evoluzione oppure allo stato di una variabile significativa dell’andamento dell’azienda nel proprio mercato, secondo in genere tre modalità di risposta (+, =, -).
Per l’analisi congiunturale è consuetudine utilizzare il saldo di opinione tra le due modalità estreme (+ e -), trascurando la modalità neutra (=).
Il saldo tende a descrivere sinteticamente il senso preponderante di variazione della variabile analizzata. Nel caso di un saldo significativamente positivo (o negativo) alla domanda circa la variazione della cifra d’affari, si potrà concludere che tale variabile nel trimestre di riferimento sia verosimilmente aumentata (o diminuita).
È fondamentale, comunque, considerare che questa conclusione sarà tanto più robusta quanto maggiore risulterà il saldo, in quanto esso e le sue variazioni sono sempre da intendere quali indicatori di tendenza e non quali variabili quantitative discrete.
Ufficio di statistica del Cantone Ticino (Ustat)
Vincenza Giancone
Settore Economia, Ufficio di statistica
Tel: +41 (0)91 814 50 48
vincenza.giancone@ti.ch