Le Cifre della parità online



Questa pubblicazione rappresenta la versione digitale e aggiornata delle schede Le Cifre della parità. Si tratta di un nuovo formato digitale e sperimentale, ideato per verificarne le potenzialità e l’utilizzo su tablet e cellulari.


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Demografia

Speranza di vita alla nascita



In Ticino la speranza di vita delle donne è più elevata rispetto a quella degli uomini. Questo dato spiega anche il motivo per cui le donne sono in maggioranza sul totale della popolazione.

Piramide dell’età



La piramide dell’età mostra che in Ticino vi è un numero simile di uomini e donne tra le fasce di età più giovani, mentre in quelle più anziane predominano le donne. Ciò è dovuto alla speranza di vita più elevata delle donne. Questa differenza spiega anche il motivo per cui le donne sono molto più numerose a essere vedove.

Salute e benessere

Avvertenza: I dati dell’Indagine sulla Salute in Svizzera (ISS) sono basati su autodichiarazioni e non provengono quindi da fonti mediche.

Autovalutazione della propria salute

Avvertenze / definizioni

I termini “croniche” o “lunga durata” si riferiscono a malattie o problemi di salute che durano da almeno 6 mesi o per le quali si prevede una durata di 6 mesi o più.


Alla domanda “Come va la sua salute in generale?” uomini e donne rispondono in modo simile, malgrado le donne tendano a segnalare con frequenza leggermente maggiore le malattie croniche e i problemi di salute di lunga durata.

Comportamenti in materia di salute



In materia di salute, fatta eccezione per l’attività fisica, gli uomini tendono ad assumere dei comportamenti meno virtuosi rispetto alle donne: prestano meno attenzione all’alimentazione, fumano di più, sono maggiormente dediti al consumo quotidiano di alcol e sono più numerosi a essere in sovrappeso.

Disturbi fisici e stati d’animo negativi



I disturbi fisici come dolori, debolezza e difficoltà ad addormentarsi, così come alcuni stati d’animo negativi (sentirsi stanche/i, nervose/i e non serene/i) sono maggiormente evocati dalle donne.

Decessi secondo la causa di morte

Avvertenze / definizioni

Per le cause di morte è stata usata la classificazione ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Sono state selezionate otto cause di morte, mentre quelle restanti sono state raggruppate nella categoria “altre cause”. Le tabelle complete e dettagliate con tutte le cause sono consultabili sul sito dell’Ustat. È considerata come causa di morte principale la malattia che è all’origine dell’evoluzione morbosa.
 

Le malattie del sistema nervoso includono l’Alzheimer, il Parkinson, la meningite e altri disturbi che colpiscono il sistema nervoso. I problemi mentali e del comportamento includono la demenza, l’utilizzo di sostanze psicoattive, la schizofrenia, i disturbi dell’umore, ecc.


Dal 2013 al 2022 sono morti più uomini che donne a causa di tumori, malattie del fegato e lesioni autoinflitte, mentre più donne sono state vittime di malattie dell’apparato circolatorio, del sistema nervoso e di problemi mentali e del comportamento. Il diabete e le malattie dell’apparato respiratorio invece colpiscono in misura simile uomini e donne.

Rischi fisici sul luogo di lavoro



Gli uomini sembrano essere maggiormente esposti a rischi fisici sul posto di lavoro, come il fatto di stare in piedi, di sollevare o spostare carichi pesanti e di lavorare a temperature estreme. In questo ambito, fanno eccezione i movimenti ripetitivi e le posizioni dolorose, che coinvolgono i due sessi praticamente allo stesso modo, mentre il sollevamento e lo spostamento di persone riguarda più le donne che gli uomini.

Rischi psicosociali sul luogo di lavoro



Per quanto concerne i rischi psicosociali sul posto di lavoro, la situazione appare equilibrata. Sia uomini che donne devono nascondere i propri sentimenti, hanno poca libertà di decisione e paura di perdere il lavoro. Le differenze più marcate si riscontrano considerando i ritmi serrati e le tensioni con le persone, che vengono segnalati maggiormente dagli uomini, mentre le donne citano più frequentemente di dover realizzare compiti contrari ai propri valori.

Formazione

Formazione secondo la classe d’età

Avvertenze / definizioni

Il livello di formazione è strutturato in tre categorie:

  • nella categoria “secondario I” (o secondario inferiore) sono incluse le persone che non hanno ottenuto un diploma del secondario II, ovvero chi non ha concluso la scuola dell’obbligo, chi ha una licenza di scuola media e chi ha fatto un anno di pre-tirocinio, un anno di scuola di formazione generale, il decimo anno scolastico, un anno di scuola di orientamento professionale, l’anno d’economia domestica, il soggiorno linguistico (almeno un anno) con diploma o un anno di impegno sociale;

  • nella categoria “secondario II” (o secondario superiore) sono incluse le persone che hanno concluso la scuola di diploma, la scuola d’amministrazione, la scuola di cultura generale SCG o formazione equivalente, la formazione professionale di base o iniziale, il liceo, la scuola magistrale e che hanno ottenuto l’attestato federale di capacità, il certificato di formazione professionale, la maturità liceale, professionale o specializzata;

  • nella categoria “terziario” sono incluse le persone che hanno concluso l’università, il politecnico, la scuola universitaria professionale, la scuola tecnica o un’altra scuola professionale superiore, le ST o SS, SSGC, la scuola specializzata superiore, i corsi postdiploma e che hanno ottenuto l’attestato professionale federale, il diploma federale, la maestria, il bachelor, il master, la licenza, il diploma, l’esame di Stato, il certificato post-diploma, il dottorato e l’abilitazione.


Analizzando la formazione terminata più alta in diverse fasce d’età adulte della popolazione, si può notare che in quella più giovane, composta da persone tra i 25 e i 44 anni, sono più presenti le donne tra chi ha conseguito un titolo di studio di livello terziario. In passato non era così, come testimoniano le altre fasce d’età, in particolare quella delle persone di 65 anni e più. In quest’ultimo caso ben il 37,2% delle donne non proseguiva gli studi dopo la scuola dell’obbligo e solo una minima parte raggiungeva il livello terziario.

Scelte di allieve e allievi terminata la 4a media



Le scelte scolastiche e professionali delle ragazze e dei ragazzi alla fine della scuola dell’obbligo sono molto diverse. Per l’anno scolastico 2023/24 oltre la metà delle ragazze si è orientata verso una scuola media superiore, mentre solo due quinti dei ragazzi lo ha fatto. Di conseguenza, meno ragazze optano per una formazione professionale e, quando lo fanno, prediligono una scuola a tempo pieno piuttosto che un tirocinio in azienda, contrariamente ai ragazzi.

Allieve e allievi in formazione



Esaminando in dettaglio la formazione professionale di base, prendendo in considerazione i dieci ambiti professionali più scelti, si possono riscontrare delle differenze. I ragazzi sono infatti molto più numerosi nei settori dell’edilizia, della tecnica, dell’elettricità, della meccanica e dell’architettura, mentre le ragazze lo sono nelle cure infermieristiche e nel lavoro sociale. Vi è invece una situazione più equilibrata per quanto riguarda il commercio, l’amministrazione e la vendita.

Principali diplomi rilasciati



Le ragazze sono più numerose a conseguire la maturità liceale, mentre molti più ragazzi ottengono un attestato federale di capacità (AFC). Vi è invece un numero solo leggermente maggiore di ragazzi tra coloro che ottengono un certificato di formazione professionale (CFP) e di ragazze tra chi consegue una maturità professionale.

Studentesse e studenti ticinesi secondo l’ambito di studio

Avvertenze / definizioni

Sono considerate/i studentesse/i ticinesi coloro che al momento dell’immatricolazione in una scuola universitaria erano domiciliati in Ticino.


In Ticino, così come nel resto della Svizzera, il numero di studentesse nelle università – ad eccezione dei politecnici – supera quello degli studenti. Le differenze nei settori di studio sono però presenti anche a livello accademico. Le scienze tecniche, economiche, esatte e naturali sono infatti scelte in maggioranza da uomini, mentre le scienze umane e sociali sono studiate prevalentemente da donne. Gli unici ambiti di studio in cui non ci sono grandi differenze tra uomini e donne sono il diritto e la medicina, dove si constata comunque una leggera maggioranza femminile.

Docenti nelle scuole pubbliche ticinesi

Avvertenze / definizioni

Le/I docenti, misurate/i in unità fisiche, sono le persone effettivamente impiegate nella scuola come docenti, indipendentemente dal loro grado di occupazione.


Le donne sono complessivamente più numerose degli uomini a esercitare la professione di docente, ma si distribuiscono in modo differente a dipendenza dell’ordine scolastico. Le donne sono infatti nettamente maggioritarie nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole elementari e nelle scuole speciali. Esse sono anche maggioritarie, seppur in maniera meno importante, nelle scuole medie. È nelle scuole post obbligatorie che le proporzioni cambiano: le donne restano leggermente più numerose nelle scuole professionali a tempo pieno, mentre nelle scuole professionali a tempo parziale, nelle scuole specializzate superiori e nelle scuole medie superiori gli uomini sono in maggioranza.

Professioni e salari

Persone occupate, secondo la professione



Le differenti scelte di orientamento tra uomini e donne condizionano il loro inserimento lavorativo, dando origine alla cosiddetta “segregazione orizzontale”. Le donne sono più numerose nelle professioni legate alle attività commerciali e ai servizi e negli impieghi di ufficio. Gli uomini sono invece molto più presenti tra gli artigiani e operai specializzati, tra i conduttori di impianti e macchinari e addetti al montaggio, e nel personale specializzato addetto all’agricoltura, alle foreste e alla pesca. In maniera meno netta gli uomini sono inoltre maggioritari nelle professioni intellettuali e scientifiche. Uomini e donne esercitano invece in misura simile professioni tecniche intermedie e professioni non qualificate.

Persone occupate, secondo la posizione nella professione



Le statistiche forniscono anche alcuni elementi sulla “segregazione verticale”, ovvero sulle differenze di carriera tra i generi. Meno di una donna su sette esercita una funzione di responsabilità o è membro di direzione, mentre oltre un uomo su quattro occupa queste posizioni. Al contrario, le donne occupano più spesso degli uomini posti senza funzione di responsabilità e lavorano meno come indipendenti.

Salari mensili e differenza salariale

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi escluse/i dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Le donne nel settore privato risultano avere salari più bassi del 13,0% rispetto agli uomini, per un totale di circa 719 franchi in meno al mese. Nell’ambito pubblico i salari sono più alti e la differenza salariale in proporzione è minore rispetto a quello privato, ma nemmeno questo settore è risparmiato dal fenomeno. Infatti, la differenza tra i salari maschili e femminili è pur sempre del 7,7% e corrisponde a circa 577 franchi.

Differenza salariale tra uomini e donne

Avvertenze / definizioni

Differenze salariali: parte spiegata e parte non spiegata. Si scompone la differenza salariale tra uomini e donne in due parti: una spiegata dalla diversa struttura tra i due sessi, in termini di caratteristiche demografiche, professionali e settoriali, e una parte non spiegata, dovuta a fattori non osservabili come per esempio la capacità di contrattazione dei salari o anche fenomeni di discriminazione salariale. In particolare, le caratteristiche considerate nel modello che compongono la parte spiegata sono le seguenti: ramo economico, posizione nella professione, formazione, età, residenza (residenti: svizzeri e stranieri oppure non residenti: frontalieri), tempo di lavoro (tempo pieno o parziale) e tipo di contratto (individuale o collettivo). Per misurare la differenza salariale in maniera equa, è stato identificato un campione di uomini e donne con caratteristiche simili, chiamato supporto comune 1, che include oltre il 90% delle osservazioni iniziali.
 

Il modello considera alcuni dei fattori ritenuti più importanti in termini di salari. Non risulta possibile considerare tutti i fattori che definiscono il livello salariale, che quindi non sono presenti o più semplicemente non sono misurabili. Vale comunque la pena ricordare che anche in quelle che sono state definite “differenze spiegate” possono esserci dei fattori riconducibili ad altri tipi di discriminazione come la segregazione professionale (Es. l’accesso alla formazione che per anni ha visto svantaggiate le donne) altrettanto importanti nell’analisi delle disparità di genere.

  1 Per i dettagli metodologici e le definizioni si veda: https://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/allegati/volume/ed_2022-05.pdf


Nel 2022 le donne attive nel settore privato percepiscono un salario inferiore di 692 franchi rispetto a quello degli uomini. Questo divario non è spiegato da differenze nella struttura tra la manodopera femminile e quella maschile, in base a fattori oggettivi quali l’anzianità o la posizione occupazionale degli individui o il settore di attività. Anzi, una volta tenuta in considerazione la struttura, il divario risulta ancora maggiore: ai 692 franchi si sommano altri 14 franchi (nel grafico indicati come cifra negativa). Guardando ai risultati del settore pubblico la differenza osservata è più bassa se si considera in percentuale rispetto a quella del privato, qui le donne sono pagate 752 franchi meno rispetto ai colleghi uomini. Inoltre, di questa differenza la parte non spiegata è di 479 franchi. Considerando la situazione osservata nel decennio precedente, il livello di disuguaglianza è migliorato, tuttavia la parte di differenza non spiegata è rimasta praticamente costante. Per un’analisi dettagliata dei risultati relativi alle differenze salariali di genere si rimanda all’articolo di Bigotta e Giancone (qui).

Salari mensili nel settore privato e differenza salariale, secondo la posizione

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi escluse/i dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Analizzando nel dettaglio le differenze salariali nel settore privato, si può notare che i salari femminili sono inferiori a quelli maschili indipendentemente dalla posizione nella professione. Risulta tuttavia evidente che la differenza maggiore si verifica al livello dei quadri superiori o medi, dove raggiunge il 18,7%.

Salari mensili nel settore privato e differenza salariale, secondo la formazione

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi esclusi dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Analizzando nel dettaglio le differenze salariali nel settore privato, si può notare che i salari femminili sono inferiori a quelli maschili indipendentemente dal livello di formazione. Le differenze maggiori, attorno al 21,5%, si verificano per il grado secondario I e per il terziario.

Occupazione e tempo di lavoro

Tasso di attività, secondo la classe di età

Avvertenze / definizioni

Il tasso di attività è il rapporto (in percentuale) tra il numero di attive/i (occupate/i + disoccupate/i) sul totale della popolazione residente permanente (attive/i + inattive/i). Serve a valutare la partecipazione al mondo del lavoro in una popolazione.


La partecipazione delle donne al mercato del lavoro, espressa mediante il tasso di attività, è simile a quella degli uomini solo fino ai 30 anni, dopodiché – complice anche l’arrivo dei figli – diminuisce e resta sempre inferiore a quella maschile.

Persone occupate, secondo il tempo di lavoro

Avvertenze / definizioni

Sono considerate occupate a tempo pieno le persone occupate con un grado d’occupazione del 90% o più, mentre sono considerate occupate a tempo parziale le persone occupate con un grado d’occupazione inferiore al 90%.


Più della metà delle donne lavora a tempo parziale (a fronte di meno di un uomo su cinque).

Persone occupate a tempo parziale, secondo il motivo per il quale non lavorano a tempo pieno

Avvertenze / definizioni

Le possibilità di risposta a questa domanda erano le seguenti:

  • Studio;
  • Malattia/handicap;
  • Non ha trovato a tempo pieno;
  • Non interessato/a a un tempo pieno;
  • Cura dei bambini;
  • Cura di persone adulte bisognose;
  • Attività secondaria;
  • Altra ragione;
  • Altre responsabilità famigliari;
  • Altre responsabilità personali.



Gli intervistati avevano la possibilità di scegliere fino a due ragioni.


I motivi che spingono uomini e donne a lavorare a tempo parziale sono molteplici e differenti. Tra quelli più citati alcuni sono segnalati sia dagli uomini sia dalle donne, altri piuttosto dagli uni o dalle altre. Si noti che solo le donne indicano tra le principali ragioni la cura dei figli. Il non aver trovato un lavoro a tempo pieno e il mancato interesse per quest’ultimo sono menzionati da entrambi i sessi, così come un’altra ragione oltre a quelle proposte nel questionario (quest’ultima è l’opzione più indicata dagli uomini).

Persone sottoccupate e non sottoccupate

Avvertenze / definizioni

Le persone sottoccupate sono coloro che lavorano a tempo parziale, vorrebbero lavorare di più e sono disposte ad aumentare il grado d’occupazione nei tre mesi successivi.


Il tempo ridotto in alcuni casi può essere una scelta voluta e una buona soluzione per conciliare gli impegni lavorativi e familiari, ma non tutte le persone occupate a tempo parziale sono soddisfatte del loro grado d’occupazione. Alcune vorrebbero lavorare di più e vivono una situazione di sottoccupazione, fenomeno che interessa circa due persone occupate a tempo parziale su dieci. In oltre due terzi dei casi le persone sottoccupate sono donne, anche perché più attive a tempo parziale rispetto agli uomini.

Persone occupate con più attività professionali a tempo parziale



Alcune persone assommano più attività professionali a tempo parziale. Si tratta del 2,7% degli uomini e del 7,9% delle donne.

Tasso di disoccupazione secondo l’età

Avvertenze / definizioni

Il tasso di disoccupazione ai sensi dell’ILO è il rapporto (in percentuale) tra il numero di disoccupate/i ai sensi dell’ILO sul totale della popolazione attiva. Le/I disoccupate/i ILO sono le persone di 15-74 anni che non erano occupate al momento dell’indagine, hanno cercato attivamente un posto di lavoro nelle quattro settimane precedenti ed erano disposte ad assumere immediatamente un’attività.


Le donne sono più toccate dalla disoccupazione. Nel 2023 questo si riscontra in tutte le classi d’età considerate (dai 25 ai 64 anni).

Conciliazione tra sfera lavorativa e familiare

Tasso di attività secondo la tipologia di economia domestica

Avvertenze / definizioni

Il tasso di attività è il rapporto (in percentuale) tra il numero di attive/i (occupate/i + disoccupate/i) sul totale della popolazione residente permanente (attive/i + inattive/i). Serve a valutare la partecipazione al mondo del lavoro in una popolazione.


L’arrivo di un figlio comporta dei cambiamenti nella divisione del lavoro e dei compiti all’interno delle coppie, che spesso portano a una diminuzione del grado d’occupazione o a un’interruzione dell’attività lavorativa delle donne. Il loro tasso di attività si situa all’86% circa quando vivono in una coppia senza figli, e scende al 70% quando ne hanno (diversa è la situazione se sono donne sole). La percentuale di uomini attivi invece non scende mai sotto la soglia dell’89% e, contrariamente a quanto avviene per le donne, aumenta quando vivono in coppia con o senza figli.

Affermazioni riguardanti il lavoro e la famiglia



L’idea che una donna possa realizzarsi solo se ha dei figli è condivisa dagli uomini e dalle donne in maniera simile, tranne nella classe d’età più giovane. Più uomini che donne sono d’accordo con l’affermazione “un bambino in età prescolastica soffre quando la madre lavora”. L’opinione che un bambino soffra quando il padre è troppo preso dal lavoro trova ampi consensi tra donne e uomini di tutte le fasce d’età, raggiungendo addirittura l’80% tra le donne più giovani. Si noti tuttavia la differenza di formulazione tra le due domande, con il rafforzativo “troppo” utilizzato solo per il padre.

Opinioni sulla ripartizione del lavoro

Avvertenze / definizioni

Sono considerate occupate a tempo pieno le persone occupate con un grado d’occupazione del 90% o più, mentre sono considerate occupate a tempo parziale le persone occupate con un grado d’occupazione inferiore al 90%.


Per quanto concerne i pareri sulla migliore soluzione per organizzare la vita familiare e professionale nelle coppie con figli in età prescolastica, gli uomini prediligono il modello in cui l’uomo lavora a tempo pieno e la partner a tempo parziale (che potremmo definire “neo-tradizionale”), seguito dal modello “tradizionale”, dove l’uomo lavora a tempo pieno e la donna è inattiva. Anche le donne risultano più propense al modello “neo-tradizionale”, tuttavia segnalano secondariamente la soluzione in cui entrambi i partner lavorano a tempo parziale. Da un punto di vista generazionale, si può notare che la visione ideale espressa dalle donne è simile a quella dei giovani, mentre con l’avanzare dell’età aumenta il consenso verso il modello “uomo lavoratore e donna casalinga”. È tuttavia nuovamente il modello “neo-tradizionale” ad essere maggiormente apprezzato da tutte le classi di età, con un consenso sempre superiore al 41%.

Modello occupazionale delle coppie

Avvertenze / definizioni

Sono considerate occupate a tempo pieno le persone occupate con un grado d’occupazione del 90% o più, mentre sono considerate occupate a tempo parziale le persone occupate con un grado d’occupazione inferiore al 90%.


Le coppie con figli adottano in maggioranza il modello “neo-tradizionale”, in cui l’uomo lavora a tempo pieno e la partner a tempo parziale, seguito dal modello “tradizionale” che vede occupato professionalmente unicamente l’uomo. Quest’ultimo è più presente per le coppie con figli piccoli e diminuisce gradualmente con l’avanzare della loro età. Tra le coppie senza figli invece, in oltre la metà dei casi lavorano sia la donna sia l’uomo a tempo pieno.

Modello occupazionale delle coppie con figli

Avvertenze / definizioni

Sono considerate occupate a tempo pieno le persone occupate con un grado d’occupazione del 90% o più, mentre sono considerate occupate a tempo parziale le persone occupate con un grado d’occupazione inferiore al 90%.


Pur restando un modello ancora piuttosto diffuso, il confronto tra le situazioni nel 2000 e nel 2022 mostra una diminuzione del modello “tradizionale”, in cui unicamente l’uomo è occupato professionalmente. Al contrario, vi è una crescente adesione al modello “neo-tradizionale”, in cui l’uomo lavora a tempo pieno e la partner a tempo parziale. Il terzo modello più adottato, in leggero aumento rispetto al passato, è quello in cui entrambi i genitori lavorano a tempo pieno. La quota di coppie in cui entrambi i genitori lavorano a tempo parziale è ancora modesta, ma ha comunque subito una timida crescita.

Aiuto esterno per la cura dei figli



Servizi come gli asili nido, potenziati negli ultimi anni, aiutano le famiglie nella conciliazione tra sfera lavorativa e familiare. La quota di coppie che ricorre a un aiuto esterno (formale, presso nidi o famiglie diurne, ma anche informale, per esempio da parte dei nonni) per la custodia dei bambini in età prescolastica è infatti cresciuta nel corso del tempo.

Lavoro non retribuito

Opinioni sulla divisione dei compiti tra uomini e donne



La maggior parte dei residenti in Ticino pensa che uomini e donne debbano occuparsi allo stesso modo del sostentamento della famiglia e delle faccende domestiche. In questo caso le opinioni non variano molto in base al sesso, mentre l’età continua a giocare un ruolo importante. A differenziarsi sono in particolare le persone di 65 anni e più, le uniche a credere in maggioranza che sia l’uomo a dover mantenere economicamente la famiglia piuttosto che entrambi i partner. Tutti sono d’accordo sul fatto che uomini e donne debbano occuparsi delle faccende domestiche in ugual misura, anche se nel caso delle persone con più di 65 anni questa percentuale diminuisce mentre è più elevata quella che ritiene che sia piuttosto un’esclusiva femminile.

Tempo dedicato al lavoro (non) remunerato, secondo la tipologia di economia domestica

Avvertenze / definizioni

Il lavoro non remunerato si suddivide in tre categorie:

  1. il lavoro domestico all’interno dell’economia domestica, che comprende per esempio la preparazione dei pasti, il riordino e la pulizia della casa, il bucato, i lavori manuali e amministrativi, ecc.;

  2. il lavoro di cura dei bambini e di altre persone bisognose all’interno dell’economia domestica, che comprende attività come nutrire e lavare i bambini, aiutarli nei compiti, giocare con loro, ecc.;

  3. il volontariato fuori dall’economia domestica, che include il lavoro prestato in associazioni sportive, religiose, caritative e/o culturali, in associazioni di difesa di interessi o partiti politici (in questo caso si tratta di volontariato formale o organizzato) e le prestazioni fornite ad altre economie domestiche, come la cura di bambini o di persone bisognose, i lavori domestici, il trasporto o il giardinaggio (volontariato informale).


Quando uomini e donne decidono di vivere in coppia, i loro equilibri e le loro abitudini cambiano. Nelle economie domestiche composte da persone sole infatti, uomini e donne dedicano un numero medio di ore al lavoro remunerato e non remunerato molto simile. Tra le coppie, invece, le donne dedicano meno ore al lavoro retribuito e più a quello non retribuito. Quando nella coppia sono presenti dei figli, in particolare piccoli, le differenze tra i partner sono ancora più marcate.

Lavori domestici



Nelle coppie con figli è interessante notare che i lavori domestici restano una prerogativa femminile indipendentemente dal modello occupazionale della coppia. Infatti, le donne si occupano in maggioranza di queste faccende anche quando nella coppia nessuno è attivo. Persino quando esse sono attive e i partner non lo sono, la proporzione di lavori domestici svolti dalle donne è superiore a quella di entrambi i partner.

Tempo dedicato al lavoro non remunerato

Avvertenze / definizioni

Il lavoro non remunerato si suddivide in tre categorie:

  1. il lavoro domestico all’interno dell’economia domestica, che comprende per esempio la preparazione dei pasti, il riordino e la pulizia della casa, il bucato, i lavori manuali e amministrativi, ecc.;

  2. il lavoro di cura dei bambini e di altre persone bisognose all’interno dell’economia domestica, che comprende attività come nutrire e lavare i bambini, aiutarli nei compiti, giocare con loro, ecc.;

  3. il volontariato fuori dall’economia domestica, che include il lavoro prestato in associazioni sportive, religiose, caritative e/o culturali, in associazioni di difesa di interessi o partiti politici (in questo caso si tratta di volontariato formale o organizzato) e le prestazioni fornite ad altre economie domestiche, come la cura di bambini o di persone bisognose, i lavori domestici, il trasporto o il giardinaggio (volontariato informale).


Le donne riservano mediamente più tempo al lavoro non remunerato sia all’interno che all’esterno dell’economia domestica. Complessivamente, rispetto al 2016, si osserva un leggero aumento della partecipazione al lavoro non remunerato da parte di entrambi i sessi.

Tempo dedicato al lavoro domestico e di cura dei figli



Per quanto riguarda il lavoro all’interno dell’economia domestica, le donne dedicano un numero medio di ore settimanali decisamente superiore a quello degli uomini, soprattutto in attività come la preparazione dei pasti, le pulizie o il bucato. I lavori amministrativi e la cura di animali, piante e giardinaggio vedono coinvolti uomini e donne in misura molto simile, mentre gli uomini sono più partecipi nelle attività manuali. Le donne dedicano inoltre più tempo alla cura dei figli.

Volontariato

Avvertenze / definizioni

Il volontariato fuori dall’economia domestica include il lavoro prestato in associazioni sportive, religiose, caritative e/o culturali, in associazioni di difesa di interessi o partiti politici (in questo caso si tratta di volontariato formale o organizzato) e le prestazioni fornite ad altre economie domestiche, come la cura di bambini o di persone bisognose, i lavori domestici, il trasporto o il giardinaggio (volontariato informale).


Per quanto riguarda il lavoro non retribuito al di fuori dell’economia domestica, uomini e donne sono impegnati in modo leggermente diverso a seconda del tipo di attività: i primi svolgono più volontariato formale in associazioni di vario genere, mentre le seconde sono occupate maggiormente nel volontariato informale, come la custodia di bambini o l’aiuto a persone bisognose.

Povertà

Povertà assoluta e rischio di povertà, secondo il sesso

Avvertenze / definizioni

Il tasso di povertà assoluta indica la parte di popolazione che non ha i mezzi per acquisire i beni e i servizi che sono necessari per un’integrazione sociale minima. La soglia di povertà in Svizzera è fissata a 2.279 franchi al mese per le persone singole, a 3.586 franchi per le famiglie monoparentali e a 3.976 franchi per le coppie con due figli. Il tasso di rischio di povertà indica la parte di popolazione che vive in un’economia domestica le cui risorse finanziarie (senza ricorrere al patrimonio) sono inferiori a una soglia pari al 60% della mediana del reddito disponibile equivalente (2019: 30.045 franchi).


In Svizzera il tasso di povertà assoluta e il tasso di rischio di povertà sembrano essere leggermente più alti per le donne; la differenza non è tuttavia statisticamente significativa.

Povertà assoluta e rischio di povertà, secondo il tipo di economia domestica

Avvertenze / definizioni

Il tasso di povertà assoluta indica la parte di popolazione che non ha i mezzi per acquisire i beni e i servizi che sono necessari per un’integrazione sociale minima. La soglia di povertà in Svizzera è fissata a 2.279 franchi al mese per le persone singole, a 3.586 franchi per le famiglie monoparentali e a 3.976 franchi per le coppie con due figli. Il tasso di rischio di povertà indica la parte di popolazione che vive in un’economia domestica le cui risorse finanziarie (senza ricorrere al patrimonio) sono inferiori a una soglia pari al 60% della mediana del reddito disponibile equivalente (2019: 30.045 franchi).


In Svizzera le famiglie più esposte alla povertà sono le monoparentali, nelle quali l’unico membro adulto è quasi sempre una donna, seguite dalle economie domestiche di persone sole e da quelle composte da coppie con figli.

Beneficiarie e beneficiari di prestazioni LAPS

Avvertenze / definizioni

Le economie domestiche beneficiarie di prestazioni LAPS (Legge sull’Armonizzazione e il coordinamento delle Prestazioni Sociali) sono quelle che hanno ricevuto alla fine dell’anno di riferimento almeno una delle quattro prestazioni LAPS, ovvero: indennità straordinarie di disoccupazione, assegni familiari integrativi, assegni di prima infanzia e assistenza sociale. Il tasso di beneficiari è il rapporto tra questo numero e quello di economie domestiche (della RS) dello stesso tipo in Ticino (in percentuale).


A livello ticinese, le economie domestiche in cui sono presenti dei figli beneficiano maggiormente di prestazioni sociali finanziarie (LAPS), con un netto primo posto per le famiglie monoparentali, che ne usufruiscono in quasi il 27% dei casi. Oltre il 5% delle persone sole vi fa ricorso, mentre le economie domestiche che sembrano essere meno vulnerabili sono le coppie senza figli. Queste differenze potrebbero tuttavia anche essere dovute al fatto che due delle quattro prestazioni LAPS sono riservate unicamente alle economie domestiche con figli.

Economie domestiche familiari



In Ticino, nella grande maggioranza (oltre l’84%) delle famiglie monoparentali, ossia quelle più toccate dalla povertà e più a rischio, i genitori soli sono madri.

Salari mensili nel settore privato

Avvertenze / definizioni

Le soglie dei salari bassi e alti corrispondono ai valori (arrotondati alle centinaia) di 2/3 e 3/2 del salario mediano standardizzato a tempo pieno.


Considerando la quota di persone che riceve un salario basso, ovvero inferiore a 3.500 franchi per un impiego a tempo pieno, le donne sono quasi il triplo degli uomini, mentre sono poco più della metà ad avere un salario alto (superiore a 8.000 franchi).

Prestazioni complementari AVS

Avvertenze / definizioni

Le/I beneficiari/e di prestazioni complementari AVS sono le persone che, a seguito di un’insufficienza nella copertura pensionistica di base, non raggiungono il reddito vitale minimo e ricevono un aiuto supplementare.


Lavorare e guadagnare di meno significa avere meno prestazioni sociali, per esempio per la cassa pensione (secondo pilastro), che possono avere delle conseguenze negative durante la vecchiaia. Infatti, il 21,9% delle donne in AVS beneficia di una prestazione complementare a causa dell’insufficienza della copertura di base, mentre per gli uomini questa quota si ferma al 14,6%.

Politica

Membri del Gran Consiglio ticinese



Nel 1969 le donne ticinesi ottennero il diritto di partecipare attivamente alla vita politica, grazie al quale poterono candidarsi al Gran Consiglio a partire dalle elezioni del 1971. Se negli anni il loro numero è stato altalenante, ma sempre nettamente minoritario (tra i 7 e i 14 seggi), dalle elezioni del 2015 si registra un recupero. Nel 2019 la quota di donne supera un terzo, mentre è scesa leggermente al di sotto (32,2%) nel 2023, in seguito alla “perdita” di due seggi.

Tasso di successo per candidate e candidati al Gran Consiglio ticinese

Avvertenze / definizioni

Il tasso di successo per le candidature al Gran Consiglio risulta dal rapporto (in termini percentuali) tra il numero di candidate/i nelle liste elettorali e il numero di deputate/i elette/i.


Nel corso del tempo, la percentuale di successo per le candidate al Gran Consiglio è sempre stata inferiore a quella dei candidati. Si è tuttavia osservato un miglioramento in occasione delle tre elezioni più recenti. Va tuttavia segnalato che se nel 2019 il tasso di successo è stato quasi identico per uomini e donne, nel 2023 i due dati si sono di nuovo distanziati, in favore degli uomini.

Donne elette nel Gran Consiglio ticinese, secondo il partito

Avvertenze / definizioni

La percentuale di donne elette in Gran Consiglio secondo il partito risulta dal rapporto (in termini percentuali) tra il numero di deputate elette e il numero totale di seggi del loro partito di appartenenza.

Significato delle sigle dei partiti:

  • Destra: La Destra (UDC, UDF, Area liberale)
  • MPS: Movimento per il socialismo
  • PC: Partito comunista
  • PLR: Partito liberale radicale
  • PPD: Partito popolare democratico (dal 2023 Il Centro)
  • PS: Partito socialista
  • UDC: Unione democratica di centro
  • PVL: Partito dei verdi liberali
  • Avanti/TiLav: Avanti con Ticino Lavoro

Analizzando l’appartenenza politica delle deputate, si può notare che fino al 2015 le percentuali più alte di donne elette si riscontravano tra i Verdi e il PS. Dal 2019, ossia dall’elezione in cui le donne hanno ottenuto circa un terzo dei seggi, è possibile notare una buona presenza di donne anche in partiti non di governo.

Membri delle istituzioni politiche



Per quanto riguarda i Municipi, i Consigli comunali, il Gran Consiglio e la deputazione ticinese all’Assemblea federale, le percentuali di donne variano tra il 20% e il 31%. Nel 2023, dopo due legislature in cui il Consiglio di Stato è stato composto esclusivamente da uomini, una donna è tornata anche nell’esecutivo cantonale.

Volontariato di tipo politico



Per quanto riguarda il volontariato di tipo politico, uomini e donne vi partecipano in misura differente: i primi sono più numerosi nei partiti politici e nelle cariche politiche o pubbliche, mentre le seconde sono maggiormente coinvolte in associazioni in difesa di interessi o cause.

Partecipazione alle elezioni cantonali



Per quel che concerne la partecipazione al voto, la situazione appare complessivamente egualitaria, nonostante persistano alcune differenze. Infatti, la partecipazione femminile nelle elezioni cantonali del 2023 è stata leggermente più elevata di quella maschile fino alla classe di età 40-49. Dai 50 anni di età, le differenze si fanno invece sempre più marcate, a favore degli uomini.

Violenza

Imputate e imputati, e vittime di violenza domestica

Avvertenze / definizioni

Per “violenza domestica” si intende la minaccia o l’uso della violenza tra due persone che sono o sono state legate da un rapporto matrimoniale o di partenariato, tra genitori (inclusi patrigno, matrigna e genitori affidatari) e figli o tra persone unite da un altro legame di parentela.


A livello svizzero, nel 70% dei casi le vittime di violenza domestica sono donne. Tale rapporto si inverte quando ci si interessa agli/lle imputati/e: in quasi tre casi su quattro si tratta di uomini.

Interventi per violenza domestica

Avvertenze / definizioni

Per “violenza domestica” si intende la minaccia o l’uso della violenza tra due persone che sono o sono state legate da un rapporto matrimoniale o di partenariato, tra genitori (inclusi patrigno, matrigna e genitori affidatari) e figli o tra persone unite da un altro legame di parentela.

Il numero di interventi non corrisponde per forza al numero di persone coinvolte come autrici o vittime di violenza domestica: le stesse persone possono essere implicate in molteplici casi registrati dalla Polizia.


A livello cantonale il numero di interventi di polizia per violenza domestica si attestava fino al 2016 attorno alle 800 unità. Tra il 2017 e il 2020 sono stati superati i 1.000 casi all’anno, mentre si è tornati di poco sotto questa soglia nel 2021 e nel 2022. All’interno di questi interventi, 200 circa riguardano i reati perseguiti d’ufficio. In questi casi l’autorità interviene indipendentemente dal fatto che ci sia la denuncia o l’accordo da parte della vittima.

Allontanamenti per violenza domestica

Avvertenze / definizioni

Per “violenza domestica” si intende la minaccia o l’uso della violenza tra due persone che sono o sono state legate da un rapporto matrimoniale o di partenariato, tra genitori (inclusi patrigno, matrigna e genitori affidatari) e figli o tra persone unite da un altro legame di parentela.


Un dato interessante a livello ticinese è costituito dagli allontanamenti ordinati per violenza domestica. Dal 2008 è infatti in vigore la misura dell’allontanamento dal nucleo familiare della persona responsabile della violenza per la durata di dieci giorni. Il numero di questi allontanamenti varia ampiamente da un anno all’altro (si passa dai 36 casi del 2015 agli 88 del 2021), a rimanere immutato è invece il fatto che le persone allontanate sono quasi esclusivamente uomini (anche se nel 2022 le donne superano per la prima volta il 10%).

Imputate e imputati per reati violenti

Avvertenze / definizioni

Per “reati violenti” si intendono tutte le fattispecie penali caratterizzate dalla minaccia o dall’impiego intenzionale della violenza contro altre persone. Sono esclusi dalla nozione gli atti violenti contro le cose. Il totale dei reati violenti non corrisponde alla somma delle tre tipologie di reati (reati gravi compiuti, reati di poca entità compiuti e reati di poca entità sotto forma di minacce) perché un/a imputato/a indipendentemente dal numero di reati contestati è contato una sola volta nel totale.


Per quanto riguarda gli imputati per reati violenti, si osserva che nell’80% circa dei casi si tratta di uomini. Per i reati gravi, questa proporzione raggiunge addirittura l’94%.

Vittime di reati violenti

Avvertenze / definizioni

Per “reati violenti” si intendono tutte le fattispecie penali caratterizzate dalla minaccia o dall’impiego intenzionale della violenza contro altre persone. Sono esclusi dalla nozione gli atti violenti contro le cose. Il totale dei reati violenti non corrisponde alla somma delle tre tipologie di reati (reati gravi compiuti, reati di poca entità compiuti e reati di poca entità sotto forma di minacce) perché un/a imputato/a indipendentemente dal numero di reati contestati è contato una sola volta nel totale.


Tra le vittime di reati violenti vi è complessivamente una proporzione simile di uomini e donne (ad eccezione di quelli gravi, compiuti nel 65% dei casi da uomini). Dato che le donne sono maggiormente vittime di violenza domestica, si può supporre che gli uomini subiscano più violenza in ambito pubblico piuttosto che privato.

Consulenze a vittime di reati



Nonostante anche gli uomini possano essere vittime di reati e di violenza, sono soprattutto le donne a usufruire delle consulenze presso i centri di aiuto alle vittime di reati.

Confronto tra Svizzera e Ticino

Svizzera
Ticino
Uomini
Donne
Uomini
Donne
Demografia (2022)
Speranza di vita alla nascita in anni 81,6 85,5 82,3 86,6
Formazione (2022)
Formazione terminata più alta (persone di 25-44 anni) in %
Secondario I 11,2 11,2 10,8 9,8
Secondario II 39,1 37,4 44,2 40,4
Terziario 49,8 51,4 45,0 49,9
Attività professionale (2023)
Tasso di attività (persone di 25-55 anni) in % (2022) 93,5 85,0 91,2 77,5
Tasso di disoccupazione ai sensi dell’ILO in % 3,9 4,3 5,4 7,4
Tempo di lavoro, in %
Tempo pieno (≥90%) 79,4 39,7 81,3 42,3
Tempo parziale lungo (50-89%) 12,6 36,7 11,2 36,5
Tempo parziale breve (<50%) 8,0 23,5 7,5 21,2
Posizione nella professione, in %
Indipendente 16,9 12,0 19,7 13,7
Collaboratore/Collaboratrice familiare 2,7 2,8 1,9 2,0
Salariato/a membro di direzione 7,7 4,1 8,7 4,9
Salariato/a con funzione di responsabilità 21,1 14,9 18,8 9,9
Salariato/a senza funzione di responsabilità 51,6 66,1 50,9 69,5
Retribuzione (2022)
Salario mediano standardizzato nel settore privato in franchi 6.816 6.017 5.531 4.812
Differenza in % -11,7 -13,0
Salario mediano standardizzato nel settore pubblico in franchi 8.559 7.723 7.529 6.952
Differenza in % -9,8 -7,7
Politica
Eletti/e nel parlamento ticinese (Gran Consiglio) (2023) / nei diversi parlamenti cantonali (diverse annate elettorali a seconda del cantone, periodo 2020-2024) in % 66,1 33,9 67,8 32,2
Eletti/e nel Consiglio di Stato ticinese (2023) / nei diversi esecutivi cantonali (diverse annate elettorali a seconda del cantone, periodo 2020-2024) in % 68,2 31,8 80,0 20,0



Sigle, fonti, simboli e avvertenze



Sigle
DECS Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport
DI Dipartimento delle Istituzioni
DSS Dipartimento della Sanità e della Socialità
UST Ufficio federale di statistica
Ustat Ufficio di statistica del Cantone Ticino


Fonti
BEVNAT, UST, Neuchâtel Statistica sul movimento naturale della popolazione (BEVNAT)
CAN, Bellinzona e Ustat, Giubiasco Cancelleria dello Stato: Votazioni e elezioni in Ticino
Censimento dei docenti, Divisione della scuola, Bellinzona Censimento dei docenti
OHS, UST, Neuchâtel Statistica dell’aiuto alle vittime, UST, Neuchâtel
POL, Bellinzona Polizia cantonale, DI, Bellinzona
RIFOS, UST, Neuchâtel Rilevazione sulle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS)
RS, UST, Neuchâtel Rilevazione strutturale (RS)
SBA, UST Statistica dei diplomi, UST, Neuchâtel
SBG-SFPI, UST Statistica della formazione professionale di base, UST, Neuchâtel
SHIS-studex, UST, Neuchâtel Studenti ed esami delle scuole universitarie (SHIS-studex), UST, Neuchâtel
SILC, UST, Neuchâtel Indagine sui redditi e sulle condizioni di vita (SILC)
Statistica della formazione professionale di base (SFPI) Statistica della formazione professionale di base, UST, Neuchâtel
STATPOP, UST, Neuchâtel Statistica della popolazione e delle economie domestiche (STATPOP)
UFAS, Berna Ufficio federale delle assicurazioni sociali, Berna
Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (UOSP), Bellinzona Scelte scolastiche e professionali degli allievi di scuola media (4a classe)
UST - Statistica criminale di polizia (SCP) Statistica criminale di polizia, UST, Neuchâtel


Segni, simboli e abbreviazioni
Segni, simboli, abbreviazioni, sigle e concetti statistici


Avvertenza
Per determinate stime basate su indagini campionarie (vedi Fonti), la quantità di osservazioni a disposizione potrebbe risultare insufficientemente numerosa. In questi casi l’affidabilità statistica del dato è dunque relativa. Per verificare quali valori soffrono di tale incertezza, si prega di consultare il file Excel presente sul sito dell’Ustat, dal quale si ottengono i grafici presentati in questa pagina.



Impressum

Concetto: Alessandro Pagani; aggiornamento a cura di Matteo Borioli, Danilo Bruno, Sandro Burri,
Francesco Giudici e Mauro Stanga, Ustat.

Giubiasco, Ustat, 2024
URL breve: www.ti.ch/ustat-schede-parita
Data di pubblicazione: 22.04.2024
Ultimo aggiornamento: 18.04.2024









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