Le Cifre della parità online



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Demografia

Speranza di vita alla nascita



In Ticino la speranza di vita delle donne è più elevata rispetto a quella degli uomini. Questo dato spiega anche il motivo per cui le donne sono in maggioranza sul totale della popolazione.

Piramide dell’età



La piramide dell’età mostra che in Ticino vi è un numero simile di uomini e donne tra le fasce di età più giovani, mentre in quelle più anziane predominano le donne. Ciò è dovuto alla speranza di vita più elevata delle donne. Questa differenza spiega anche il motivo per cui le donne sono molto più numerose a essere vedove.

Salute e benessere

Avvertenza: I dati dell’Indagine sulla Salute in Svizzera (ISS) sono basati su autodichiarazioni e non provengono quindi da fonti mediche.

Autovalutazione della propria salute

Avvertenze / definizioni

I termini “croniche” o “lunga durata” si riferiscono a malattie o problemi di salute che durano da almeno 6 mesi o per le quali si prevede una durata di 6 mesi o più.


Alla domanda “Come va la sua salute in generale?” uomini e donne rispondono in modo simile, malgrado le donne tendano a segnalare con frequenza leggermente maggiore le malattie croniche e i problemi di salute di lunga durata.

Comportamenti in materia di salute



In materia di salute, fatta eccezione per l’attività fisica, gli uomini tendono ad assumere dei comportamenti meno virtuosi rispetto alle donne: prestano meno attenzione all’alimentazione, fumano di più, sono maggiormente dediti al consumo quotidiano di alcol e sono più numerosi a essere in sovrappeso.

Disturbi fisici e stati d’animo negativi



I disturbi fisici come dolori, debolezza e difficoltà ad addormentarsi, così come alcuni stati d’animo negativi (sentirsi stanche/i, nervose/i e non serene/i) sono maggiormente evocati dalle donne.

Decessi secondo la causa di morte

Avvertenze / definizioni

Per le cause di morte è stata usata la classificazione ICD-10 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Sono state selezionate otto cause di morte, mentre quelle restanti sono state raggruppate nella categoria “altre cause”. Le tabelle complete e dettagliate con tutte le cause sono consultabili sul sito dell’Ustat. È considerata come causa di morte principale la malattia che è all’origine dell’evoluzione morbosa.
 

Le malattie del sistema nervoso includono l’Alzheimer, il Parkinson, la meningite e altri disturbi che colpiscono il sistema nervoso. I problemi mentali e del comportamento includono la demenza, l’utilizzo di sostanze psicoattive, la schizofrenia, i disturbi dell’umore, ecc.


Dal 2013 al 2022 sono morti più uomini che donne a causa di tumori, malattie del fegato e lesioni autoinflitte, mentre più donne sono state vittime di malattie dell’apparato circolatorio, del sistema nervoso e di problemi mentali e del comportamento. Il diabete e le malattie dell’apparato respiratorio invece colpiscono in misura simile uomini e donne.

Rischi fisici sul luogo di lavoro



Gli uomini sembrano essere maggiormente esposti a rischi fisici sul posto di lavoro, come il fatto di stare in piedi, di sollevare o spostare carichi pesanti e di lavorare a temperature estreme. In questo ambito, fanno eccezione i movimenti ripetitivi e le posizioni dolorose, che coinvolgono i due sessi praticamente allo stesso modo, mentre il sollevamento e lo spostamento di persone riguarda più le donne che gli uomini.

Rischi psicosociali sul luogo di lavoro



Per quanto concerne i rischi psicosociali sul posto di lavoro, la situazione appare equilibrata. Sia uomini che donne devono nascondere i propri sentimenti, hanno poca libertà di decisione e paura di perdere il lavoro. Le differenze più marcate si riscontrano considerando i ritmi serrati e le tensioni con le persone, che vengono segnalati maggiormente dagli uomini, mentre le donne citano più frequentemente di dover realizzare compiti contrari ai propri valori.

Formazione

Formazione secondo la classe d’età

Avvertenze / definizioni

Il livello di formazione è strutturato in tre categorie:

  • nella categoria “secondario I” (o secondario inferiore) sono incluse le persone che non hanno ottenuto un diploma del secondario II, ovvero chi non ha concluso la scuola dell’obbligo, chi ha una licenza di scuola media e chi ha fatto un anno di pre-tirocinio, un anno di scuola di formazione generale, il decimo anno scolastico, un anno di scuola di orientamento professionale, l’anno d’economia domestica, il soggiorno linguistico (almeno un anno) con diploma o un anno di impegno sociale;

  • nella categoria “secondario II” (o secondario superiore) sono incluse le persone che hanno concluso la scuola di diploma, la scuola d’amministrazione, la scuola di cultura generale SCG o formazione equivalente, la formazione professionale di base o iniziale, il liceo, la scuola magistrale e che hanno ottenuto l’attestato federale di capacità, il certificato di formazione professionale, la maturità liceale, professionale o specializzata;

  • nella categoria “terziario” sono incluse le persone che hanno concluso l’università, il politecnico, la scuola universitaria professionale, la scuola tecnica o un’altra scuola professionale superiore, le ST o SS, SSGC, la scuola specializzata superiore, i corsi postdiploma e che hanno ottenuto l’attestato professionale federale, il diploma federale, la maestria, il bachelor, il master, la licenza, il diploma, l’esame di Stato, il certificato post-diploma, il dottorato e l’abilitazione.


Analizzando la formazione terminata più alta in diverse fasce d’età adulte della popolazione, si può notare che in quella più giovane, composta da persone tra i 25 e i 44 anni, sono più presenti le donne tra chi ha conseguito un titolo di studio di livello terziario. In passato non era così, come testimoniano le altre fasce d’età, in particolare quella delle persone di 65 anni e più. In quest’ultimo caso ben il 37,2% delle donne non proseguiva gli studi dopo la scuola dell’obbligo e solo una minima parte raggiungeva il livello terziario.

Scelte di allieve e allievi terminata la 4a media



Le scelte scolastiche e professionali delle ragazze e dei ragazzi alla fine della scuola dell’obbligo sono molto diverse. Per l’anno scolastico 2023/24 oltre la metà delle ragazze si è orientata verso una scuola media superiore, mentre solo due quinti dei ragazzi lo ha fatto. Di conseguenza, meno ragazze optano per una formazione professionale e, quando lo fanno, prediligono una scuola a tempo pieno piuttosto che un tirocinio in azienda, contrariamente ai ragazzi.

Allieve e allievi in formazione



Esaminando in dettaglio la formazione professionale di base, prendendo in considerazione i dieci ambiti professionali più scelti, si possono riscontrare delle differenze. I ragazzi sono infatti molto più numerosi nei settori dell’edilizia, della tecnica, dell’elettricità, della meccanica e dell’architettura, mentre le ragazze lo sono nelle cure infermieristiche e nel lavoro sociale. Vi è invece una situazione più equilibrata per quanto riguarda il commercio, l’amministrazione e la vendita.

Principali diplomi rilasciati



Le ragazze sono più numerose a conseguire la maturità liceale, mentre molti più ragazzi ottengono un attestato federale di capacità (AFC). Vi è invece un numero solo leggermente maggiore di ragazzi tra coloro che ottengono un certificato di formazione professionale (CFP) e di ragazze tra chi consegue una maturità professionale.

Studentesse e studenti ticinesi secondo l’ambito di studio

Avvertenze / definizioni

Sono considerate/i studentesse/i ticinesi coloro che al momento dell’immatricolazione in una scuola universitaria erano domiciliati in Ticino.


In Ticino, così come nel resto della Svizzera, il numero di studentesse nelle università – ad eccezione dei politecnici – supera quello degli studenti. Le differenze nei settori di studio sono però presenti anche a livello accademico. Le scienze tecniche, economiche, esatte e naturali sono infatti scelte in maggioranza da uomini, mentre le scienze umane e sociali sono studiate prevalentemente da donne. Gli unici ambiti di studio in cui non ci sono grandi differenze tra uomini e donne sono il diritto e la medicina, dove si constata comunque una leggera maggioranza femminile.

Docenti nelle scuole pubbliche ticinesi

Avvertenze / definizioni

Le/I docenti, misurate/i in unità fisiche, sono le persone effettivamente impiegate nella scuola come docenti, indipendentemente dal loro grado di occupazione.


Le donne sono complessivamente più numerose degli uomini a esercitare la professione di docente, ma si distribuiscono in modo differente a dipendenza dell’ordine scolastico. Le donne sono infatti nettamente maggioritarie nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole elementari e nelle scuole speciali. Esse sono anche maggioritarie, seppur in maniera meno importante, nelle scuole medie. È nelle scuole post obbligatorie che le proporzioni cambiano: le donne restano leggermente più numerose nelle scuole professionali a tempo pieno, mentre nelle scuole professionali a tempo parziale, nelle scuole specializzate superiori e nelle scuole medie superiori gli uomini sono in maggioranza.

Professioni e salari

Persone occupate, secondo la professione



Le differenti scelte di orientamento tra uomini e donne condizionano il loro inserimento lavorativo, dando origine alla cosiddetta “segregazione orizzontale”. Le donne sono più numerose nelle professioni legate alle attività commerciali e ai servizi e negli impieghi di ufficio. Gli uomini sono invece molto più presenti tra gli artigiani e operai specializzati, tra i conduttori di impianti e macchinari e addetti al montaggio, e nel personale specializzato addetto all’agricoltura, alle foreste e alla pesca. In maniera meno netta gli uomini sono inoltre maggioritari nelle professioni intellettuali e scientifiche. Uomini e donne esercitano invece in misura simile professioni tecniche intermedie e professioni non qualificate.

Persone occupate, secondo la posizione nella professione



Le statistiche forniscono anche alcuni elementi sulla “segregazione verticale”, ovvero sulle differenze di carriera tra i generi. Meno di una donna su sette esercita una funzione di responsabilità o è membro di direzione, mentre oltre un uomo su quattro occupa queste posizioni. Al contrario, le donne occupano più spesso degli uomini posti senza funzione di responsabilità e lavorano meno come indipendenti.

Salari mensili e differenza salariale

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi escluse/i dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Le donne nel settore privato risultano avere salari più bassi del 13,0% rispetto agli uomini, per un totale di circa 719 franchi in meno al mese. Nell’ambito pubblico i salari sono più alti e la differenza salariale in proporzione è minore rispetto a quello privato, ma nemmeno questo settore è risparmiato dal fenomeno. Infatti, la differenza tra i salari maschili e femminili è pur sempre del 7,7% e corrisponde a circa 577 franchi.

Differenza salariale tra uomini e donne

Avvertenze / definizioni

Differenze salariali: parte spiegata e parte non spiegata. Si scompone la differenza salariale tra uomini e donne in due parti: una spiegata dalla diversa struttura tra i due sessi, in termini di caratteristiche demografiche, professionali e settoriali, e una parte non spiegata, dovuta a fattori non osservabili come per esempio la capacità di contrattazione dei salari o anche fenomeni di discriminazione salariale. In particolare, le caratteristiche considerate nel modello che compongono la parte spiegata sono le seguenti: ramo economico, posizione nella professione, formazione, età, residenza (residenti: svizzeri e stranieri oppure non residenti: frontalieri), tempo di lavoro (tempo pieno o parziale) e tipo di contratto (individuale o collettivo). Per misurare la differenza salariale in maniera equa, è stato identificato un campione di uomini e donne con caratteristiche simili, chiamato supporto comune 1, che include oltre il 90% delle osservazioni iniziali.
 

Il modello considera alcuni dei fattori ritenuti più importanti in termini di salari. Non risulta possibile considerare tutti i fattori che definiscono il livello salariale, che quindi non sono presenti o più semplicemente non sono misurabili. Vale comunque la pena ricordare che anche in quelle che sono state definite “differenze spiegate” possono esserci dei fattori riconducibili ad altri tipi di discriminazione come la segregazione professionale (Es. l’accesso alla formazione che per anni ha visto svantaggiate le donne) altrettanto importanti nell’analisi delle disparità di genere.

  1 Per i dettagli metodologici e le definizioni si veda: https://www3.ti.ch/DFE/DR/USTAT/allegati/volume/ed_2022-05.pdf


Nel 2022 le donne attive nel settore privato percepiscono un salario inferiore di 692 franchi rispetto a quello degli uomini. Questo divario non è spiegato da differenze nella struttura tra la manodopera femminile e quella maschile, in base a fattori oggettivi quali l’anzianità o la posizione occupazionale degli individui o il settore di attività. Anzi, una volta tenuta in considerazione la struttura, il divario risulta ancora maggiore: ai 692 franchi si sommano altri 14 franchi (nel grafico indicati come cifra negativa). Guardando ai risultati del settore pubblico la differenza osservata è più bassa se si considera in percentuale rispetto a quella del privato, qui le donne sono pagate 752 franchi meno rispetto ai colleghi uomini. Inoltre, di questa differenza la parte non spiegata è di 479 franchi. Considerando la situazione osservata nel decennio precedente, il livello di disuguaglianza è migliorato, tuttavia la parte di differenza non spiegata è rimasta praticamente costante. Per un’analisi dettagliata dei risultati relativi alle differenze salariali di genere si rimanda all’articolo di Bigotta e Giancone (qui).

Salari mensili nel settore privato e differenza salariale, secondo la posizione

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi escluse/i dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Analizzando nel dettaglio le differenze salariali nel settore privato, si può notare che i salari femminili sono inferiori a quelli maschili indipendentemente dalla posizione nella professione. Risulta tuttavia evidente che la differenza maggiore si verifica al livello dei quadri superiori o medi, dove raggiunge il 18,7%.

Salari mensili nel settore privato e differenza salariale, secondo la formazione

Avvertenze / definizioni

La statistica sui salari considera unicamente le/i salariate/i delle aziende con almeno tre addette/i dei settori secondario e terziario. Sono quindi esclusi dalla statistica le/gli indipendenti e il settore primario. I calcoli sono svolti sui salari mediani standardizzati di uomini e donne nel settore privato e in quello pubblico (Confederazione, cantoni, distretti, comuni, corporazioni). Al fine di confrontare i salari di chi lavora a tempo pieno con quelli di chi lavora a tempo parziale, si utilizza il salario mensile lordo standardizzato, secondo cui tutti i salari (anche quelli per posti a tempo parziale) sono convertiti in base a una durata normale di lavoro (tempo pieno), corrispondente a 40 ore settimanali per 4,33 settimane al mese.


Analizzando nel dettaglio le differenze salariali nel settore privato, si può notare che i salari femminili sono inferiori a quelli maschili indipendentemente dal livello di formazione. Le differenze maggiori, attorno al 21,5%, si verificano per il grado secondario I e per il terziario.

Occupazione e tempo di lavoro

Tasso di attività, secondo la classe di età

Avvertenze / definizioni

Il tasso di attività è il rapporto (in percentuale) tra il numero di attive/i (occupate/i + disoccupate/i) sul totale della popolazione residente permanente (attive/i + inattive/i). Serve a valutare la partecipazione al mondo del lavoro in una popolazione.


La partecipazione delle donne al mercato del lavoro, espressa mediante il tasso di attività, è simile a quella degli uomini solo fino ai 30 anni, dopodiché – complice anche l’arrivo dei figli – diminuisce e resta sempre inferiore a quella maschile.

Persone occupate, secondo il tempo di lavoro

Avvertenze / definizioni

Sono considerate occupate a tempo pieno le persone occupate con un grado d’occupazione del 90% o più, mentre sono considerate occupate a tempo parziale le persone occupate con un grado d’occupazione inferiore al 90%.


Più della metà delle donne lavora a tempo parziale (a fronte di meno di un uomo su cinque).

Persone occupate a tempo parziale, secondo il motivo per il quale non lavorano a tempo pieno

Avvertenze / definizioni

Le possibilità di risposta a questa domanda erano le seguenti:

  • Studio;
  • Malattia/handicap;
  • Non ha trovato a tempo pieno;
  • Non interessato/a a un tempo pieno;
  • Cura dei bambini;
  • Cura di persone adulte bisognose;
  • Attività secondaria;
  • Altra ragione;
  • Altre responsabilità famigliari;
  • Altre responsabilità personali.



Gli intervistati avevano la possibilità di scegliere fino a due ragioni.


I motivi che spingono uomini e donne a lavorare a tempo parziale sono molteplici e differenti. Tra quelli più citati alcuni sono segnalati sia dagli uomini sia dalle donne, altri piuttosto dagli uni o dalle altre. Si noti che solo le donne indicano tra le principali ragioni la cura dei figli. Il non aver trovato un lavoro a tempo pieno e il mancato interesse per quest’ultimo sono menzionati da entrambi i sessi, così come un’altra ragione oltre a quelle proposte nel questionario (quest’ultima è l’opzione più indicata dagli uomini).

Persone sottoccupate e non sottoccupate

Avvertenze / definizioni

Le persone sottoccupate sono coloro che lavorano a tempo parziale, vorrebbero lavorare di più e sono disposte ad aumentare il grado d’occupazione nei tre mesi successivi.


Il tempo ridotto in alcuni casi può essere una scelta voluta e una buona soluzione per conciliare gli impegni lavorativi e familiari, ma non tutte le persone occupate a tempo parziale sono soddisfatte del loro grado d’occupazione. Alcune vorrebbero lavorare di più e vivono una situazione di sottoccupazione, fenomeno che interessa circa due persone occupate a tempo parziale su dieci. In oltre due terzi dei casi le persone sottoccupate sono donne, anche perché più attive a tempo parziale rispetto agli uomini.

Persone occupate con più attività professionali a tempo parziale