Giornata di informazione 
sull'accreditamento di Istituti e servizi sanitari

Mendrisio, 30 agosto 1999
 


Gentili signore, egregi signori,

è con grande piacere che apro questa giornata sull'accreditamento di istituti e servizi socio-sanitari.
Il Dipartimento delle opere sociali intende promuovere, anche in Ticino, una prima informazione pubblica sull'orientamento verso la cosiddetta promozione continua della qualità di cui oggi tanto si parla soprattutto nella cerchia degli "addetti ai lavori" del settore sanitario.
Tuttavia è doveroso rilevare che già la Legge sanitaria cantonale, pensata nel 1982 ed approvata dal Parlamento cantonale nel 1989 prevedeva già, all'art. 79, l'adozione, da parte di strutture e servizi sanitari, di tutti i provvedimenti e le misure atte a garantire le premesse di sicurezza per i pazienti e di qualità delle prestazione, concetto questo ripreso agli articoli 80 e 81.
Con grande preveggenza quella legge conteneva già i concetti

  1. di efficacia sanitaria,

  2. di sistema informativo coordinato di statistica sanitaria,

  3. di diritto all'informazione,

  4. di accesso alla propria cartella clinica da parte del paziente nonché,

  5. l'obbligo di chiedere il consenso cosciente prima di attuare su di lui una prestazione sanitaria.

Nel 1986 Il Dipartimento, anche sotto la spinta di un'inchiesta penale che ha coinvolto un Istituto di cura del Cantone, ha potenziato l'Ufficio dei medico cantonale con due professionisti proprio allo scopo di ulteriormente incrementare le possibilità di verifica delle condizioni quadro quale premessa al promovimento della qualità delle cure negli istituti sanitari.

Dieci anni dopo, nel 1996, la Legge federale sulle assicurazioni malattia (LAMal ) obbliga i fornitori di prestazioni e gli assicuratori a stipulare convenzioni per la garanzia e la promozione della qualità.

Gentili signore, egregi signori,
il Dipartimento intende sostenere questo processo verso una migliore qualità delle cure dando in particolare all'autorizzazione all'esercizio di strutture e servizi prevista agli articoli 80 e 81 della Legge sanitaria un carattere di accreditamento istituzionale. L'autorizzazione all'esercizio che definisce i criteri e le condizioni minime per gestire un'istituzione medico-sanitaria comprende in questo senso anche criteri di promozione continua della qualità che oggi sono ritenuti basilari per operare con responsabilità in un mercato, come quello sanitario, dove il paziente-consumatore non è in grado, o lo è in misura limitata, di capire, di scegliere e di decidere.
Una perizia giuridica che ho fatto allestire conferma che il concetto e soprattutto la pratica dell'accreditamento istituzionale scaturiscono dalla normativa sull'autorizzazione di libero esercizio: per incamminarci sulla strada dell'accreditamento non occorre nessuna modifica di legge.

Permettetemi infine di dire che il sostegno, dovuto, da parte dei Dipartimento e mio personale a tutte le iniziative atte a promuovere una migliore qualità, non devono cullarci nell'illusione che una autorizzazione, un accreditamento istituzionale oppure una certificazione, siano sufficienti per dare sempre e comunque una risposta adeguata e di qualità ai problemi fisici e psichici di salute posti dalla complessità della natura umana.
Non si viene a capo di problemi complessi pianificando o prendendo decisioni formali. Gli indicatori di qualità potranno rendere conto deflazione giusta, efficace ed adeguata solo parzialmente. Non pecchiamo di ingenuità.

I tempi sono cambiati alcuni problemi sono stati risolti ma quelli di fondo restano e resteranno probabilmente anche in futuro, nonostante la cosiddetta civiltà dell'informazione.
Una sintesi degli studi sulla soddisfazione in relazione alla qualità e all'efficacia delle cure ricevute, mostra che i pazienti possono essere sia soddisfatti di cure di poca qualità sia insoddisfatti di cure di alta qualità.
I criteri di giudizio dei pazienti si concentrano sulle cose che un "laico" è in grado di comprendere, in primo luogo la qualità della relazione con i professionisti della salute, poi il tempo di attesa per ricevere una prestazione o un risultato, la qualità dei pasti, il rispetto della privacy,. il controllo dei dolore, gli orari di visita, la mancanza o il costo dei posteggi: cose cioè sulle quali ognuno può, o si sente, di poter esprimere validamente un giudizio.
Sorprendentemente solo una minoranza di svizzeri giudica l'abbondanza e la disponibilità di tecnologia come un indicatore di buona qualità delle cure.
La maggioranza ritiene invece che cure scientificamente fondate e soprattutto la buona relazione fondata su un rapporto non arrogante ma di empatia tra professionista della salute e paziente siano i veri indicatore della qualità. (Ve lo posso confermare personalmente: sono stata dieci anni Presidente della Commissione di vigilanza sanitaria e ho visto pazienti sporgere denuncia nei casi di errori dell'arte medica, soprattutto quando mancava una relazione di rispetto, di empatia).

Concludo sperando che questa giornata informativa sia il preludio di un processo concertato e soprattutto voluto che vada appunto in questa direzione. Nella sua Teoria della giustizia, John Rawls  auspica che le decisioni che concernono la società tutta intera siano prese "sotto un velo d'ignoranza" cioè senza che le persone coinvolte nelle decisioni sappiano quale sarà la loro posizione e situazione futura rispetto all'oggetto della decisione che sono chiamati a prendere (in altre parole: chi taglia la torta a fette, non sa quale fetta gli spetterà). Questo dovrebbe assicurare decisioni giuste, ed eque, non contaminate dall'interesse personale.
Prima di lui Kant, o se preferite il Vangelo, hanno proposto quello che, specialmente in sanità, può essere considerato il principio etico guida, quello cioè di non fare agli altri quello che non vorresti sia fatto a te.

Vi auguro buon lavoro.
 

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato