Lugano, 27 settembre 1999
Con grande piacere partecipo all'inaugurazione di questa prima tappa dell'Ospedale Regionale di Lugano nella sede dell'Ospedale Italiano.
Il settore ospedaliero sta attraversando
profonde trasformazioni. Le stesse trasformazioni che scuotono l'intero
sistema sanitario, non solo svizzero, ma ovunque.
Sull'edificazione di questa sede
dell'Ospedale regionale di Lugano si è discusso molto e si dovrà
discuterà ancora molto per poterlo completare.
La diminuzione delle risorse economiche
è divenuta una realtà con cui tutti, operatori sanitari,
pazienti, assicuratori e politici devono fare i conti. Ma il momento sembra
paradossale perché se si restringono le risorse finanziarie da destinare
alla spesa sanitaria, dall'altra assistiamo al continuo svilupparsi di
nuove tecniche e tecnologie mediche, ogni giorno vi sono nuove prestazioni
diagnostiche o terapeutiche (forse più diagnostiche) che permettono
e suggeriscono un numero sempre maggiore di interventi.
Mai prima d'ora il problema si era
posto in modo tanto acuto. Un tema complesso che non deve essere dibattuto
solo da politici o operatori sanitari. Non fosse altro perché il
cittadino deve riflettere sul fatto che è lui solo a pagare interamente
i costi dei sistema sanitario: attraverso le imposte, attraverso i premi
della sua assicurazione malattia e in parte anche direttamente. Forse questo
è l'unico punto certo in una discussione complessa.
Ecco perché spaventare la
popolazione con lo spauracchio del razionamento non è corretto.
Quale umano sarebbe disposto a rinunciare ad una prestazione sanitaria,
se il medico gli dice che la sua sopravvivenza o quella di una persona
a lui cara, dipende da quella prestazione?
Ma la questione è altrove:
se è vero che il cittadino paga tutte le prestazioni del sistema
sanitario, è altrettanto vero che in genere non le sceglie. Non
le può scegliere con lo stesso meccanismo con cui ci decidiamo per
l'acquisto di un'automobile. Se pensiamo di essere malati ci affidiamo
al medico.
E' giustissimo affidarsi al proprio
medico, ma non è giusto parlare di un vero mercato sanitario e dei
presunti effetti benefici di una sana concorrenza. Perché se c'è
qualcosa di malsano nel sistema sanitario è la concorrenza. Malsana
per chi paga il conto (il cittadino). Consumare prestazioni mediche più
del necessario non ci rende più sani, solo più poveri. Il
Ticino consuma e spende di più degli altri Cantoni svizzeri, ma
non siamo molto più sani.
Ritengo ci sia molto da fare, da
parte soprattutto dei medici, per educare il cittadino a distinguere tra
prestazioni sanitarie efficaci e altre, meno utili. Un discorso questo
che non deve assolutamente essere limitato alla medicina cosiddetta scolastica
o tradizionale, ma anche alla medicina alternativa. Essere accorti o critici
nei confronti della medicina classica e creduloni verso le altre considerate
più naturali è un passo indietro, non in avanti.
Tutto il settore delle cure ospedaliere
attraversa un momento di grande adattamento. Il primo tentativo di pianificazione
cantonale verrà verosimilmente bocciato dal Consiglio federale (decisione
attesa per dicembre). Abbiamo già iniziato a lavorare ad un nuovo
progetto.
La vera posta in gioco non è
solo il numero dei letti, ma la capacità e il coraggio di mettere
le esigenze sanitarie e di cura della popolazione davanti alle esigenze
degli istituti di cura.
Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato
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