Mostra esposizione mezzi ausiliari e veicoli speciali 
organizzata da Pro Infirmis

Espocentro Bellinzona, 8 ottobre 1999


Gentili signore, egregi signori,
è con piacere che partecipo all’inaugurazione di questa esposizione.
La tecnica e la tecnologia applicate sono oggi in grado di aprire nuovi orizzonti verso l’autonomia delle persone con handicap.
Mezzi ausiliari e veicoli speciali aiutano a superare o ad attenuare l’handicap.
L’interazione con altri interventi di tipo medico, sociale e sanitario, educativo e formativo, resta però fondamentale ai fini di una vera e propria integrazione.
Come altrettanto fondamentale risulta la determinazione della persona e la solidarietà di coloro che gravitano nella sua sfera privata e sociale.
Il vostro slogan "Vivere come gli altri" mi suggerisce più di una riflessione.
Oggi il contesto dell'handicap è mutato e molti fattori di progresso – dalla medicina alla tecnologia – hanno offerto delle chance di "Vivere come gli altri".
Ma il fattore predominante di questa evoluzione positiva è stato e dovrà continuare ad essere l’integrazione sociale e professionale. Supportata da un obiettivo politico: la parità dei diritti per i disabili.
La nuova Costituzione federale - che abbiamo votato lo scorso 18 aprile - sancisce all’art. 8 il divieto di discriminazione e dà mandato al legislatore di sopprimere le disparità di trattamento.
Abbiamo il dovere di tradurre in pratica quanto la nostra legge fondamentale riconosce sulla carta.
Il successo dell’iniziativa popolare "Parità di diritti per i disabili" - 121 mila firma in 9 mesi - sta a significare che questa parità non è solo un’aspirazione di quanti, per nascita, per incidente o per malattia, convivono con handicap di tipo fisico, mentale o psichico . E’ un’esigenza di civiltà sentita dalla popolazione.
Diventa quindi un obiettivo politico: realizzare insieme la parità dei diritti, un’uguaglianza radicata anche culturalmente.
L’assicurazione invalidità costituisce certamente una conquista acquisita del nostro stato sociale, una conquista che garantisce un sostegno materiale di base a chi si trova confrontato con l'handicap.
Possiamo considerarla l’attore principale, il pilastro di una politica di integrazione degli invalidi - negli anni completata con altri strumenti (per esempio la Legge per l’integrazione sociale e professionale degli invalidi).
Ma occorre fare di più, di più ad altri livelli: promuovere l’integrazione, non l’emarginazione; favorire l’autodeterminazione, non la messa sotto tutela; affermare la parità, non la discriminazione.
In tempi molto recenti, a livello nazionale i disabili hanno costituito un movimento di cittadini contro la discriminazione e per la parità dei diritti in tutti i campi.
Questa stessa "lobby" - una lobby per una giusta causa - ha impedito - con la votazione popolare dello scorso 13 giugno - lo smantellamento del quarto di rendita nell’assicurazione invalidità.
Questa stessa lobby riflette e lavora da tempo per enumerare le discriminazioni - de facto e de iure - e per eliminare queste disparità nella vita quotidiana della persona disabile, nella scuola, nella formazione professionale, nel lavoro, nei trasporti, nella comunicazione, nella costruzione, nell’accesso ad attività sportive, ricreative o culturali.
E probabilmente l’elenco non è esaustivo.
Barriere architettoniche e barriere culturali.
Barriere che ostacolano orizzonti di integrazione e di autonomia.
Barriere che discriminano, che emarginano, che umiliano chi è già duramente colpito nella propria integrità fisica, psichica o mentale.
Barriere che ledono la dignità umana.
Barriere che dobbiamo far crollare attraverso un impegno individuale e collettivo.
Circa 600 mila persone in Svizzera incontrano queste barriere nei loro percorsi di integrazione, si scontrano con queste barriere nelle loro scelte di vita, di mobilità e di espressione.
"Vivere come gli altri", certo, sarebbe molto bello. Per molti è già possibile, per altri lo diventerà.
Mi auguro che attraverso questa esposizione sui mezzi ausiliari si possa favorire una miglior presa di coscienza nell’opinione pubblica sull’integrazione delle persone confrontate con l'handicap.
Che questo momento di riflessione - seppur breve - possa contribuire all’eliminazione delle disparità dirette e indirette, all'affermazione della parità di diritti, conformemente alla dichiarazione dei diritti umani dell’ONU.

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato

Bellinzona, 8 ottobre 1999
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