Gentili signore, egregi signori,
è con piacere che partecipo
all’inaugurazione di questa esposizione.
La tecnica e la tecnologia applicate
sono oggi in grado di aprire nuovi orizzonti verso l’autonomia delle persone
con handicap.
Mezzi ausiliari e veicoli speciali
aiutano a superare o ad attenuare l’handicap.
L’interazione con altri interventi
di tipo medico, sociale e sanitario, educativo e formativo, resta però
fondamentale ai fini di una vera e propria integrazione.
Come altrettanto fondamentale risulta
la determinazione della persona e la solidarietà di coloro che gravitano
nella sua sfera privata e sociale.
Il vostro slogan "Vivere come gli
altri" mi suggerisce più di una riflessione.
Oggi il contesto dell'handicap è
mutato e molti fattori di progresso – dalla medicina alla tecnologia –
hanno offerto delle chance di "Vivere come gli altri".
Ma il fattore predominante di questa
evoluzione positiva è stato e dovrà continuare ad essere
l’integrazione sociale e professionale. Supportata da un obiettivo politico:
la parità dei diritti per i disabili.
La nuova Costituzione federale -
che abbiamo votato lo scorso 18 aprile - sancisce all’art. 8 il divieto
di discriminazione e dà mandato al legislatore di sopprimere le
disparità di trattamento.
Abbiamo il dovere di tradurre in
pratica quanto la nostra legge fondamentale riconosce sulla carta.
Il successo dell’iniziativa popolare
"Parità di diritti per i disabili" - 121 mila firma in 9 mesi - sta a significare che questa parità non è solo un’aspirazione
di quanti, per nascita, per incidente o per malattia, convivono con handicap
di tipo fisico, mentale o psichico . E’ un’esigenza di civiltà sentita
dalla popolazione.
Diventa quindi un obiettivo politico:
realizzare insieme la parità dei diritti, un’uguaglianza radicata
anche culturalmente.
L’assicurazione invalidità
costituisce certamente una conquista acquisita del nostro stato sociale,
una conquista che garantisce un sostegno materiale di base a chi si trova
confrontato con l'handicap.
Possiamo considerarla l’attore principale,
il pilastro di una politica di integrazione degli invalidi - negli anni
completata con altri strumenti (per esempio la Legge per l’integrazione
sociale e professionale degli invalidi).
Ma occorre fare di più, di
più ad altri livelli: promuovere l’integrazione, non l’emarginazione;
favorire l’autodeterminazione, non la messa sotto tutela; affermare la
parità, non la discriminazione.
In tempi molto recenti, a livello
nazionale i disabili hanno costituito un movimento di cittadini contro
la discriminazione e per la parità dei diritti in tutti i campi.
Questa stessa "lobby" - una lobby
per una giusta causa - ha impedito - con la votazione popolare dello scorso
13 giugno - lo smantellamento del quarto di rendita nell’assicurazione
invalidità.
Questa stessa lobby riflette e lavora
da tempo per enumerare le discriminazioni - de facto e de iure - e per
eliminare queste disparità nella vita quotidiana della persona disabile,
nella scuola, nella formazione professionale, nel lavoro, nei trasporti,
nella comunicazione, nella costruzione, nell’accesso ad attività
sportive, ricreative o culturali.
E probabilmente l’elenco non è
esaustivo.
Barriere architettoniche e barriere
culturali.
Barriere che ostacolano orizzonti
di integrazione e di autonomia.
Barriere che discriminano, che emarginano,
che umiliano chi è già duramente colpito nella propria integrità
fisica, psichica o mentale.
Barriere che ledono la dignità
umana.
Barriere che dobbiamo far crollare
attraverso un impegno individuale e collettivo.
Circa 600 mila persone in Svizzera
incontrano queste barriere nei loro percorsi di integrazione, si scontrano
con queste barriere nelle loro scelte di vita, di mobilità e di
espressione.
"Vivere come gli altri", certo,
sarebbe molto bello. Per molti è già possibile, per altri
lo diventerà.
Mi auguro che attraverso questa
esposizione sui mezzi ausiliari si possa favorire una miglior presa di
coscienza nell’opinione pubblica sull’integrazione delle persone confrontate
con l'handicap.
Che questo momento di riflessione
- seppur breve - possa contribuire all’eliminazione delle disparità
dirette e indirette, all'affermazione della parità di diritti, conformemente
alla dichiarazione dei diritti umani dell’ONU.
Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato
Bellinzona, 8 ottobre
1999
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