Gentili signore, egregi signori,
a nome del Consiglio di Stato ho
il piacere di darvi il benvenuto e di augurarvi un soggiorno piacevole
nel nostro Cantone.
Comedia ha deciso di dedicare la
parte politica del suo congresso nazionale al tema "la salute sul posto
di lavoro".
Come ministro della sanità
e della socialità apprezzo moltissimo questa vostra scelta: si tratta
di un tema centrale ai nostri giorni - per chi lavora e chi è disoccupato
-, un tema di politica sanitaria che deve essere visto come promozione
della salute e protezione della salute.
Il Governo ticinese ha adottato quale
obiettivo di politica sanitaria per il prossimo quadriennio, la promozione
del benessere sanitario individuale e collettivo (nello spirito dell’Organizzazione
mondiale della sanità):
prima di tutto, garantendo alla popolazione l’equità d’accesso non solo alle alle prestazioni e ai servizi sanitari, ma anche soprattutto alle informazioni. Questo perché se riconosciamo al paziente la possibilità di scegliere dobbiamo anche dargli gli strumenti per farlo in modo consapevole. Affinché la risposta sanitaria sia adeguata ai suoi bisogni. Con l'obiettivo che il sistema sanitario continui ad avere un costo sopportabile per l’individuo e la società.
Ma per la salute non basta garantire una buona sanità: occorre badare che l'ambiente in cui viviamo (inteso non solo come ambiente ecologico, ma anche sociale e professionale) non sia causa di malattie.
Perché oggi è certo che
la salute, misurata in quantità e in qualità di vita, dipende
di più da determinanti esterni al campo strettamente sanitario ed
in particolare da fattori dipendenti da dove e da come le persone vivono.
Chi non ha il tempo o la possibilità di trattarsi bene, muore prima,
anche se viene curato benissimo e con tecniche mediche sofisticate. E il
mondo del lavoro ha certamente più di un impatto sul benessere della
popolazione.
Per esempio: per oltre 3 milioni
di lavoratrici e lavoratori in Svizzera la salute e la sicurezza sul posto di lavoro e del
posto di lavoro costituiscono motivo di
preoccupazione. E da preoccupazione (lo chiamano stress negativo) può
nascere malattia, disagio, dipendenza.
Tradizionalmente quando si pensa
alla salute sul posto di lavoro si discute di prevenzione degli
infortuni, di radioprotezione o di altri fattori di tipo fisico e chimico
finora affrontati con misure di medicina, di igiene e di sicurezza del
lavoro.
I progressi segnati in un secolo
di evoluzione sia a livello produttivo sia a livello medico potrebbero
indurre a ritenere di aver fatto grossi passi in avanti.
Ma purtroppo non è vero:
le malattie professionali continuano a colpire l’individuo sia fisicamente
sia psichicamente gli infortuni sul lavoro negli ultimi anni sono aumentati;
nei primi 9 mesi di quest’anno la SUVA ne ha registrato oltre 146 mila.
La cronaca di questi giorni nel nostro cantone sugli incidenti sui cantieri
è come un bollettino di guerra.
Malattie e infortuni costano ogni
anno oltre dieci miliardi di franchi.
Ma si tratta di una sottovalutazione
riferita soltanto ai danni riconosciuti e ammessi a livello medico-assicurativo,
secondo un concetto molto restrittivo di "malattia professionale". Malattie
e infortuni costano soprattutto dal profilo umano e sociale, per le
loro conseguenze sull’individuo e sulla famiglia.
Restano i rischi tradizionali legati
all’uso di macchinari o di sostanze chimiche. Pensate che dalle 116 sostanze
chimiche riconosciute come nocive, oggi nel settore industriale si ne utilizzano
circa 100 mila diverse.
Ma al di là di questi rischi
riconosciuti, la crisi del lavoro ha fatto affiorare sintomi di malattia
importanti, non meno gravi, anche se più complessi più complessi.
Molti fattori il cui impatto sulla
salute è dimostrabile, ma non ancora riconosciuto. Incidono sul
benessere sanitario delle lavoratrici e dei lavoratori: metodi di produzione
con gesti ripetitivi, emissioni nocive, rumori, ma anche orari irregolari,
precarietà diffusa, competitività che logora, paura di perdere
il posto di lavoro. Una lunga lista sicuramente non esaustiva di fattori
scatenanti malattie fisiche e psichiche.
La sensibilizzazione sul posto di
lavoro potrà esplicare un ruolo centrale nella promozione del benessere
sanitario generale della popolazione - un terzo della nostra esistenza
si svolge al lavoro - Inoltre dobbiamo continuare e migliorare l’attuale
strategia di prevenzione delle malattie professionali e degli incidenti
sul lavoro.
La prevenzione non deve passare in
secondo ordine: "risparmiare" sulle misure di sicurezza sarebbe un cattivo
investimento.
La nuova realtà del mondo
del lavoro, che sta cambiando, lo si voglia o no, ha aspetti positivi,
magari, ma per chi è un po' più fragile anche negativi: laddove
le condizioni di lavoro si deteriorano, l’ansia del futuro, l’insicurezza
e la precarietà, i salari da povertà, l’incalzante evoluzione
tecnologica che emargina, la pressione della competitività, tutto
quanto viene oggi riassunto nel termine "flessibilità" ,
possono generare malattia fisica e psichica.
La sezione sanitaria del Dipartimento
delle opere sociali - centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale
della sanità per le politiche sanitarie, la pianificazione e il
management - ha promosso un progetto operativo di prevenzione e sostegno
a favore delle persone senza lavoro.
Si tratta dell’unico progetto operativo
a livello cantonale scaturito in questo decennio di acuta crisi occupazionale.
Questo programma è sfociato nel documento "Ridurre gli effetti della
crisi del lavoro e della disoccupazione sulla salute: orientamenti per
l’azione", documento propositivo che il nuovo Consiglio di Stato ha approvato
all’inizio della legislatura.
Basati sul principio di promozione
della salute dell’Organizzazione mondiale della sanità, questi orientamenti
sottolineano la dimensione ambientale attorno alla persona disoccupata.
"La salute del disoccupato - afferma questo rapporto - diventa
da una parte la risorsa fondamentale per rientrare nel mercato del lavoro
e per uscire dall’emarginazione sociale e dall’altra un equilibrio da mantenere
anche in fase di transizione professionale o di perdurare della disoccupazione".
Una nota positiva, prima di concludere:
la ripartizione del tempo di lavoro, i nuovi modelli di lavoro flessibile
possono anche essere generatori di salute, opportunità per vivere
meglio, se sono frutto di scelte, se sono al sicuro da precarietà.
Ma occorre fare ancora molta strada nella riforma delle assicurazioni sociali.
Lavoro e salute: un obiettivo politico
che ci chiama tutti a cooperare: Stato e partner sociali.
Non si tratta soltanto di proteggere
la salute sul posto di lavoro ma anche di promuoverla, come valore e come
risorsa aziendale.
Parlare di salute sul lavoro o senza
lavoro non è solo un modo di ricordare il posto dell’essere umano
nei processi di produzione e di scambio odierni, ma anche di ricordare
che è proprio la persona alla base di un meccanismo che, perversamente,
lo esclude toccandolo nel profondo dei suoi bisogni e dei suoi ideali.
E’ proprio pensando al valore
delle persone, che occorre stimolare una cultura aziendale di promozione
della salute.