PRIMO CONGRESSO NAZIONALE
DEL SINDACATO DEI MEDIA - COMEDIA

Bellinzona, 29 ottobre 1999


 

Gentili signore, egregi signori,
a nome del Consiglio di Stato ho il piacere di darvi il benvenuto e di augurarvi un soggiorno piacevole nel nostro Cantone.
Comedia ha deciso di dedicare la parte politica del suo congresso nazionale al tema "la salute sul posto di lavoro".
Come ministro della sanità e della socialità apprezzo moltissimo questa vostra scelta: si tratta di un tema centrale ai nostri giorni - per chi lavora e chi è disoccupato -, un tema di politica sanitaria che deve essere visto come promozione della salute e protezione della salute.
Il Governo ticinese ha adottato quale obiettivo di politica sanitaria per il prossimo quadriennio, la promozione del benessere sanitario individuale e collettivo (nello spirito dell’Organizzazione mondiale della sanità):

Perché oggi è certo che la salute, misurata in quantità e in qualità di vita, dipende di più da determinanti esterni al campo strettamente sanitario ed in particolare da fattori dipendenti da dove e da come le persone vivono. Chi non ha il tempo o la possibilità di trattarsi bene, muore prima, anche se viene curato benissimo e con tecniche mediche sofisticate. E il mondo del lavoro ha certamente più di un impatto sul benessere della popolazione.
Per esempio: per oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori in Svizzera la salute e la sicurezza sul  posto di lavoro e del  posto di lavoro costituiscono motivo di preoccupazione. E da preoccupazione (lo chiamano stress negativo) può nascere malattia, disagio, dipendenza.
Tradizionalmente quando si pensa alla salute sul posto di lavoro si discute di prevenzione degli infortuni, di radioprotezione o di altri fattori di tipo fisico e chimico finora affrontati con misure di medicina, di igiene e di sicurezza del lavoro.
I progressi segnati in un secolo di evoluzione sia a livello produttivo sia a livello medico potrebbero indurre a ritenere di aver fatto grossi passi in avanti.
Ma purtroppo non è vero: le malattie professionali continuano a colpire l’individuo sia fisicamente sia psichicamente gli infortuni sul lavoro negli ultimi anni sono aumentati; nei primi 9 mesi di quest’anno la SUVA ne ha registrato oltre 146 mila. La cronaca di questi giorni nel nostro cantone sugli incidenti sui cantieri è come un bollettino di guerra.
Malattie e infortuni costano ogni anno oltre dieci miliardi di franchi.
Ma si tratta di una sottovalutazione riferita soltanto ai danni riconosciuti e ammessi a livello medico-assicurativo, secondo un concetto molto restrittivo di "malattia professionale". Malattie e infortuni costano soprattutto dal profilo umano e sociale, per le loro conseguenze sull’individuo e sulla famiglia.
Restano i rischi tradizionali legati all’uso di macchinari o di sostanze chimiche. Pensate che dalle 116 sostanze chimiche riconosciute come nocive, oggi nel settore industriale si ne utilizzano circa 100 mila diverse.
Ma al di là di questi rischi riconosciuti, la crisi del lavoro ha fatto affiorare sintomi di malattia importanti, non meno gravi, anche se più complessi più complessi.
Molti fattori il cui impatto sulla salute è dimostrabile, ma non ancora riconosciuto. Incidono sul benessere sanitario delle lavoratrici e dei lavoratori: metodi di produzione con gesti ripetitivi, emissioni nocive, rumori, ma anche orari irregolari, precarietà diffusa, competitività che logora, paura di perdere il posto di lavoro. Una lunga lista sicuramente non esaustiva di fattori scatenanti malattie fisiche e psichiche.
La sensibilizzazione sul posto di lavoro potrà esplicare un ruolo centrale nella promozione del benessere sanitario generale della popolazione - un terzo della nostra esistenza si svolge al lavoro - Inoltre dobbiamo continuare e migliorare l’attuale strategia di prevenzione delle malattie professionali e degli incidenti sul lavoro.
La prevenzione non deve passare in secondo ordine: "risparmiare" sulle misure di sicurezza sarebbe un cattivo investimento.
La nuova realtà del mondo del lavoro, che sta cambiando, lo si voglia o no, ha aspetti positivi, magari, ma per chi è un po' più fragile anche negativi: laddove le condizioni di lavoro si deteriorano, l’ansia del futuro, l’insicurezza e la precarietà, i salari da povertà, l’incalzante evoluzione tecnologica che emargina, la pressione della competitività, tutto quanto viene oggi riassunto nel termine "flessibilità" , possono generare malattia fisica e psichica.
La sezione sanitaria del Dipartimento delle opere sociali - centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità per le politiche sanitarie, la pianificazione e il management - ha promosso un progetto operativo di prevenzione e sostegno a favore delle persone senza lavoro.
Si tratta dell’unico progetto operativo a livello cantonale scaturito in questo decennio di acuta crisi occupazionale. Questo programma è sfociato nel documento "Ridurre gli effetti della crisi del lavoro e della disoccupazione sulla salute: orientamenti per l’azione", documento propositivo che il nuovo Consiglio di Stato ha approvato all’inizio della legislatura.
Basati sul principio di promozione della salute dell’Organizzazione mondiale della sanità, questi orientamenti sottolineano la dimensione ambientale attorno alla persona disoccupata. "La salute del disoccupato  - afferma questo rapporto - diventa da una parte la risorsa fondamentale per rientrare nel mercato del lavoro e per uscire dall’emarginazione sociale e dall’altra un equilibrio da mantenere anche in fase di transizione professionale o di perdurare della disoccupazione".
Una nota positiva, prima di concludere: la ripartizione del tempo di lavoro, i nuovi modelli di lavoro flessibile possono anche essere generatori di salute, opportunità per vivere meglio, se sono frutto di scelte, se sono al sicuro da precarietà. Ma occorre fare ancora molta strada nella riforma delle assicurazioni sociali.
Lavoro e salute: un obiettivo politico che ci chiama tutti a cooperare: Stato e partner sociali.
Non si tratta soltanto di proteggere la salute sul posto di lavoro ma anche di promuoverla, come valore e come risorsa aziendale.
Parlare di salute sul lavoro o senza lavoro non è solo un modo di ricordare il posto dell’essere umano nei processi di produzione e di scambio odierni, ma anche di ricordare che è proprio la persona alla base di un meccanismo che, perversamente, lo esclude toccandolo nel profondo dei suoi bisogni e dei suoi ideali.
E’ proprio pensando al valore delle persone, che occorre stimolare una cultura aziendale di promozione della salute.

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato