PRESENTAZIONE DEL VOLUME 
"TERAPIE COMPLEMENTARI IN PSICHIATRIA: 
UNA SFIDA? UN DIRITTO?"

Mendrisio, Sala Teatro OSC, Mendrisio - 10 novembre 1999


Gentili signore, egregi signori

sono particolarmente contenta di essere qui oggi con voi per parlare del volume Terapie complementari o alternative in psichiatria curato dal Prof. Marco Borghi e dal Prof. Jürg Gassmann dell'Università di Friborgo.
Finalmente un'occasione per me di occuparmi di psichiatria, quindi di sanità e non solo nell'ottica dei costi della sanità. Sembrerebbe che da noi, ma anche altrove, si parli di medicina, di terapie solo in ragione dei loro costi.
È importante parlare di costi, ma è importante, anzi essenziale continuare anche a ragionare sulle prestazioni terapeutiche, sulla loro qualità, sulla loro proponibilità. Su quello che significano per il paziente.
 

La pubblicazione Terapie complementari o alternative in psichiatria è stata sostenuta finanziariamente e promossa dalla fondazione Svizzera Pro Mente Sana. L'opera riunisce i contributi dei partecipanti al congresso sul tema delle terapie complementari o alternative in psichiatria, tenutosi a Mendrisio il 5 e il 6 novembre 1998, a conclusione delle manifestazioni commemorative del centesimo anniversario della fondazione dell'istituto di Casvegno.

Sia tratta di una ricca e sfaccettata raccolta di contributi scientifici di approfondimento di questo tema, ampliata anche con altri articoli che trattano la stessa materia e che conferiscono all'opera un chiaro aspetto pragmatico e ne accentuano le caratteristiche di interdisciplinarietà.

E' un dato acquisito che le cure cosiddette alternative godono di una popolarità crescente anche al di fuori del campo strettamente psichiatrico. Che lo si voglia o no, il ricorso a queste metodologie di cura è in rapida diffusione in alternativa alle prestazioni della medicina scolastica.
In psichiatria, questa tendenza privilegia una scelta di qualità di vita e di armonia con l'ambiente sociale piuttosto che una "guarigione" ad ogni costo, nel senso di una normalizzazione, di una omologazione e di un inquadramento forzato nelle concezioni etiche e sociali della nostra epoca.

L'immagine prevalente di queste tecniche curative presso l'opinione pubblica è quella di terapie dolci e rispettose della libertà e della personalità dei pazienti. Il ricorso alla parola ed alla convinzione è spesso contrapposto alla costrizione ed agli effetti a volte violenti e traumatici dei trattamenti a base di rimedi di origine chimica.
La maggior parte delle medicine alternative è legata a concezioni filosofiche e culturali di origine orientale che privilegiano una concezione di continuità ed armonia fra l'individuo e il mondo che lo circonda. In genere l'approccio al paziente rifiuta la tradizionale dicotomia tra il soggettivo e l'universale che costituisce il postulato fondamentale delle culture occidentali.

Ci sono dunque dei motivi personali, soggettivi che svegliano l'interesse delle persone per le terapie alternative. Ma bisogna anche prendere atto che nell'ambito della medicina scolastica, la relazione terapeutica sembra aver perso la sua posizione centrale ed essenziale nell'atto medico e curativo.
E' innegabile che molti pazienti, a torto o a ragione, ritengono che la medicina cosiddetta scientifica avrebbe un po' smarrito molte preziose qualità terapeutiche nel tentativo di capire i meccanismi delle malattie invece di comprendere le preoccupazioni e le ansie delle persone malate.

Lo dice in modo molto chiaro Romano Daguet, psichiatra e primario dell'organizzazione sociopsichiatrica cantonale nel suo saggio "Per una cura integrata: riflessioni su medicina moderna e terapie alternative",
"La medicina alternativa complementare cerca di colmare questa lacuna, si oppone alla riduzione naturalistica e alla parcellizzazione dell'uomo e afferma le risorse e il potenziale di autoguarigione della persona.
Il successo di questo modello che "recupera la visione olistica e gli elementi costitutivi di una scienza umana in cui il soggetto viene riposto in una posizione centrale". (Pag. 20)
Nessuna sfiducia nella medicina scolastica, anzi, ma certamente stiamo attraversando un periodo in cui anche culturalmente la centralità dell'uomo di fronte alla scienza ed alle tecnologie tende ad essere rivalutata. Se non altro c'è da sperarlo.

Occorre tuttavia considerare che concretamente in psichiatria solo i malati curati ambulatoriamente possono scegliere liberamente di curarsi facendo ricorso a terapie ed a operatori sanitari alternativi. In ambito ambulatoriale gli unici limiti (di carattere economico) sono posti dal finanziamento delle prestazioni terapeutiche da parte delle assicurazioni.

Del tutto diversa è invece la situazione nella psichiatria stazionaria. Negli istituti di cura la medicina complementare sta entrando in punta di piedi. Negli ospedali psichiatrici i pazienti di regola non una hanno una libertà di scelta effettiva. E questo è per ora una importante ostacolo per la diffusione delle terapie alternative in psichiatria.
Ma il motivo principale per cui è difficile ritenere che la medicina alternativa possa diffondersi fino a costituire una alternativa effettiva alla medicina scolastica é soprattutto di carattere economico. Mio malgrado mi rendo conto che vi parlo di costi.
Infatti, in un momento in cui si è sempre più consapevoli della scarsità delle risorse a disposizione per la protezione della salute, sembra poco realistico pensare di poter arrivare a porre le pratiche di cura alternative sullo stesso piano della medicina tradizionale. Perché è solo mettendole sullo stesso piano dal profilo del finanziamento che si può dire di garantire ai pazienti una libertà di scelta effettiva. Una strada quindi non facilmente percorribile perché le medicine alternative non possono essere valutate nella loro qualità e efficacia, o quantomeno una valutazione non è così evidente. Tanto più che le prestazioni della medicina scolastica si apprestano ad essere maggiormente sottoposte, per essere finanziate, a criteri cosiddetti di evidenza.

E la domanda di fondo che si pone è: il cittadino ha diritto a scegliere, oppure ancora il cittadino ha diritto a determinate prestazioni terapeutiche ?

Il Prof. Marco Borghi nel suo saggio "Droit fondamental à des thérapies alternatives ou complémentaires en psychiatrie" afferma con chiarezza che il diritto alla salute rientra sì fra i diritti sociali garantiti della Costituzione federale ma non è un diritto giustiziabile nel senso che non può essere invocato direttamente da un cittadino e fatto valere di fronte ai tribunali per ottenere l'accesso a prestazioni sanitarie determinate.
Per ora la giurisprudenza del Tribunale federale riconosce unicamente il diritto fondamentale ad un minimo vitale. Questa nozione contiene implicitamente anche un diritto a prestazioni sanitarie molto limitate, inferiori al minimo vitale stesso, e sufficienti solo a garantire le cure indispensabili per permettere la sopravvivenza e un'esistenza decente. Di conseguenza anche se diverse legislazioni cantonali fra cui quella del Cantone Ticino, sono andate oltre questi limiti e garantiscono il diritto a cure adeguate, è molto improbabile che l'impiego delle cosiddette terapie alternative possa trovare una protezione con un'estensione interpretativa delle norme costituzionali sui diritti sociali.

Una possibilità più concreta, secondo il professor Borghi, sarebbe da ricercare piuttosto nell'obbligo dello Stato di proteggere i cittadini contro qualsiasi violazione di quel nucleo intangibile di norme di tutela delle libertà individuali e dei rispettivi corollari, fra i quali in particolare il diritto l'integrità fisica psichica e il diritto all'autodeterminazione dei pazienti. A questa protezione minima dovrebbe corrispondere l'obbligo per il legislatore di concretizzare progressivamente il diritto costituzionale alla salute comprendente anche il diritto dei pazienti di beneficiare del metodo terapeutico più adeguato al loro stato di salute e alle loro concezioni (pag. 281). Il ragionamento del Prof. Borghi è molto bello, eticamente e giuridicamente, ma il cammino in questa direzione è ancora molto lungo.

 
Credo per una coincidenza, il volume sull'attualità delle terapie complementari o alternative in psichiatria viene presentato a breve distanza di tempo dalla pubblicazione di un'importante sentenza del Tribunale federale sull'ammissibilità dell'agopuntura, praticata da operatori sanitari non medici nel Cantone Zurigo. Questa sentenza tocca il tema dei rapporti fra la medicina scolastica e le cosiddette terapie alternative. I principi in essa enunciati sembrano muoversi appunto nella direzione indicata dal professor Borghi.
Infatti attraverso il riconoscimento dell'esigenza di garantire il principio costituzionale della libertà di industria e commercio viene garantito al cittadino la possibilità di accendere più largamente a pratiche mediche non tradizionali (nella fattispecie l'agopuntura) in alternativa alle prestazioni della medicina scolastica.
La sentenza costituisce una novità perché nell'ambito del diritto sanitario, che è di competenza cantonale, sembra imporre ai Cantoni almeno l'obbligo di non ostacolare inutilmente l'accesso dei cittadini alle cure alternative.

Va detto subito che questa sentenza per il politico è piuttosto inquietante: proprio nel momento in cui tutti gli sforzi sono concentrati soprattutto per frenare gli aumenti dei costi della salute, non fa che aumentare il catalogo delle prestazioni terapeutiche a carico delle assicurazioni malattia.
Vista in una altra ottica, senza l'assillo dei costi, la sentenza del Tribunale federale costituisce certamente una pietra miliare nella storia della diffusione in Svizzera delle terapie alternative e costituisce un primo ma importante passo per un'effettiva libertà di scelta da parte del paziente consumatore.
Ma la discussione non può scindere i temi diritti e costi: il diritto alle prestazioni sanitarie, proprio perché vogliamo che resti un diritto per tutti, dovrà tenere conto della sopportabilità dei costi. Allora occorrerà evitare che il ricorso alle medicine complementari diventi un consumo aggiuntivo di prestazioni sanitarie. Se vogliamo poter scegliere davvero tra la medicina scolastica e alternativa e vogliamo che tutti i cittadini abbiano il diritto di farlo, dobbiamo appunto scegliere. Scegliere e non cumulare medicina scolastica e alternativa perché non si sa mai. Altrimenti i costi saranno insopportabili. Come per ogni diritto, se vogliamo che resti un diritto per tutti, non dobbiamo abusarne. Mi ero ripromessa di non parlarvi di costi, ma a quanto pare per i politici non c'è alternativa.

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato

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