Gentili signore, egregi signori,
care ragazze e cari ragazzi,
ho il piacere di portare il saluto
del Consiglio di Stato a questa vostra manifestazione.
Pro Juventute ha scelto il tema della
PACE per sottolineare i 40 anni della Dichiarazione dell’ONU per i diritti
dei bambini e i 10 anni della Convenzione dell’ONU per i diritti
dei bambini.
Questo che si conclude è
stato un secolo caratterizzato da enormi progressi in molti campi - ma
è stato un secolo di guerre, che continuano a devastare molti, troppi
paesi.
Nel mondo milioni di bambini vivono
l’orrore della guerra, guerre che segnano il loro presente e il loro futuro.
Di queste guerre i bambini ne porteranno
le conseguenze, per sempre.
I sopravvissuti dell’Olacausto non
hanno dimenticato!
Non dimenticheranno i bambini della
Bosnia e del Kossovo.
E i bambini del Ruanda non dimenticheranno
le stragi con il machete.
Bambini, subiscono i traumi della
fuga, dell’abbandono, della perdita dei genitori: sono 12 milioni
, due volte gli abitanti della CH, i bambini rifugiati di guerra sopravvivono,
sradicati, grazie all’aiuto umanitario internazionale.
Bambini, vittime della violenza
delle armi: chi non si indigna di fronte alla cruda realtà della
morte e delle mutilazioni causate dalle mine-antiuomo!
Ma non solo le armi uccidono:
Bambini, vittime di guerre combattute
con l’arma della fame, della distruzione del sistema scolastico e sanitario,
dell’emarginazione, della distruzione dell’identità di individui
e popoli.
Bambini, orfani di guerra, figli
degli stupri.
Bambini, senza pace, senza radici,
senza progetti, senza la guida naturale dei genitori, bambini ai quali
è stata rubata l’infanzia.
Bambini vittime della guerra ma
anche e purtroppo bambini protagonisti della guerra. Ci sono
Governi che non hanno scrupoli nel reclutare bambini, in modo coatto, contro
la loro volontà. Sarebbero 300 mila i bambini soldati.
Bambini strappati alla miseria per
pochi soldi, strappati agli affetti famigliari con la forza per essere
mandati a morire. Bambini costretti ad imbracciare un’arma, ad uccidere.
La violenza della guerra uccide anche la loro infanzia, annienta le loro
possibilità di essere, domani, adulti inseriti in modo equilibrato
in una società sana.
Il cerotto dell’aiuto umanitario
non basta più, gli aiuti materiali sono sicuramente importanti
ma insufficienti se non abbinati a sostegni di tipo psico-sociale e reintegrativi.
Ma quanto sarà difficile ottenere dei risultati dopo tanta distruzione!
Ci sentiamo impotenti di fronte
a guerre che in angoli sperduti di questo globo si consumano nel silenzio.
Ci sono conflitti come quello che
da vent’anni travaglia il Mozambico di cui quasi nessuno ricorda l’esistenza:
non fanno più notizia. Il dolore degli altri, se non fa notizia,
non esiste.
Noi abbiamo la fortuna di vivere
nello spazio della pace. Allora abbiamo il dovere
etico di operare per la
pace, di educare alla pace.
Educare al rispetto di se stesso,
al rispetto dell’altro, nei suoi bisogni, nelle sue differenze. Educare
al rispetto e alla ricerca di rispetto.
La convivenza dei nostri bambini
con i figli dei profughi è un’occasione di educazione alla pace
e alla tolleranza, un’occasione di capire un'altra cultura, un'occasione
per educare al valore dell'essere umano.
L'infanzia ha migliorato di molto
le sue condizioni di vita, ma gli importanti strumenti di diritto, federale
e internazionale, di cui disponiamo per proteggere l’infanzia, non garantiscono
ancora che i diritti dei bambini vengano veramente rispettati. Non rispettiamo
veramente l'essere umano che è nei nostri bambini se il destino
degli altri ci lascia indifferenti.
500 milioni di bambini vivono oggi
in povertà e miseria.
250 milioni sono sfruttati attraverso
il lavoro minorile.
Annualmente più di un milione
di bambini sono spinti sul mercato del sesso.
Sono forme di moderna schiavitù,
degradanti, scioccanti.
Non possiamo accontentarci del fatto
che le cose da noi vanno meglio che altrove. Non educhiamo i nostri bambini
a chiudersi di fronte alle difficoltà degli altri.
Questa iniziativa di Pro Juventute
sull’arco della settimana deve servire proprio a questo: mettere il
bambino, e quindi l'essere umano al centro.
Patrizia
Pesenti
Consigliere
di Stato
______