PRO JUVENTUTE - SPAZI PER LA PACE

Bellinzona, 15 novembre 1999 - Sala Patriziale


Gentili signore, egregi signori, care ragazze e cari ragazzi,
ho il piacere di portare il saluto del Consiglio di Stato a questa vostra manifestazione.

Pro Juventute ha scelto il tema della PACE per sottolineare i 40 anni della Dichiarazione dell’ONU per i diritti dei bambini e i 10 anni della Convenzione dell’ONU per i diritti dei bambini.
Questo che si conclude è stato un secolo caratterizzato da enormi progressi in molti campi - ma è stato un secolo di guerre, che continuano a devastare molti, troppi paesi.
Nel mondo milioni di bambini vivono l’orrore della guerra, guerre che segnano il loro presente e il loro futuro.
Di queste guerre i bambini ne porteranno le conseguenze, per sempre.
I sopravvissuti dell’Olacausto non hanno dimenticato!
Non dimenticheranno i bambini della Bosnia e del Kossovo.
E i bambini del Ruanda non dimenticheranno le stragi con il machete.

Bambini, subiscono i traumi della fuga, dell’abbandono, della perdita dei genitori: sono 12 milioni , due volte gli abitanti della CH, i bambini rifugiati di guerra sopravvivono, sradicati, grazie all’aiuto umanitario internazionale.
Bambini, vittime della violenza delle armi: chi non si indigna di fronte alla cruda realtà della morte e delle mutilazioni causate dalle mine-antiuomo!
Ma non solo le armi uccidono:
Bambini, vittime di guerre combattute con l’arma della fame, della distruzione del sistema scolastico e sanitario, dell’emarginazione, della distruzione dell’identità di individui e popoli.
Bambini, orfani di guerra, figli degli stupri.
Bambini, senza pace, senza radici, senza progetti, senza la guida naturale dei genitori, bambini ai quali è stata rubata l’infanzia.
Bambini vittime della guerra ma anche e purtroppo bambini protagonisti della guerra. Ci sono Governi che non hanno scrupoli nel reclutare bambini, in modo coatto, contro la loro volontà. Sarebbero 300 mila i bambini soldati.

Bambini strappati alla miseria per pochi soldi, strappati agli affetti famigliari con la forza per essere mandati a morire. Bambini costretti ad imbracciare un’arma, ad uccidere. La violenza della guerra uccide anche la loro infanzia, annienta le loro possibilità di essere, domani, adulti inseriti in modo equilibrato in una società sana.
Il cerotto dell’aiuto umanitario non basta più, gli aiuti materiali sono sicuramente importanti ma insufficienti se non abbinati a sostegni di tipo psico-sociale e reintegrativi. Ma quanto sarà difficile ottenere dei risultati dopo tanta distruzione!
Ci sentiamo impotenti di fronte a guerre che in angoli sperduti di questo globo si consumano nel silenzio.
Ci sono conflitti come quello che da vent’anni travaglia il Mozambico di cui quasi nessuno ricorda l’esistenza: non fanno più notizia. Il dolore degli altri, se non fa notizia, non esiste.
Noi abbiamo la fortuna di vivere nello spazio della pace. Allora abbiamo il dovere etico di operare per la pace, di educare alla pace.
Educare al rispetto di se stesso, al rispetto dell’altro, nei suoi bisogni, nelle sue differenze. Educare al rispetto e alla ricerca di rispetto.
La convivenza dei nostri bambini con i figli dei profughi è un’occasione di educazione alla pace e alla tolleranza, un’occasione di capire un'altra cultura, un'occasione per educare al valore dell'essere umano.
L'infanzia ha migliorato di molto le sue condizioni di vita, ma gli importanti strumenti di diritto, federale e internazionale, di cui disponiamo per proteggere l’infanzia, non garantiscono ancora che i diritti dei bambini vengano veramente rispettati. Non rispettiamo veramente l'essere umano che è nei nostri bambini se il destino degli altri ci lascia indifferenti.
500 milioni di bambini vivono oggi in povertà e miseria.
250 milioni sono sfruttati attraverso il lavoro minorile.
Annualmente più di un milione di bambini sono spinti sul mercato del sesso.
Sono forme di moderna schiavitù, degradanti, scioccanti.
Non possiamo accontentarci del fatto che le cose da noi vanno meglio che altrove. Non educhiamo i nostri bambini a chiudersi di fronte alle difficoltà degli altri.
Questa iniziativa di Pro Juventute sull’arco della settimana deve servire proprio a questo: mettere il bambino, e quindi l'essere umano al centro.
 

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato

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