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Gentili signore, egregi signori,
ho il piacere di salutare i promotori
e i partecipanti a questo convegno e di augurarvi un proficuo lavoro.
Un grazie particolare ai promotori:
al Club 74, per l'importante ed ammirevole sforzo anche nell’ambito della formazione continua e della crescita culturale dentro e fuori l’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale;
al Dipartimento di lavoro sociale della scuola universitaria professionale che dimostra con questa partecipazione di voler ancorare la formazione ad un concetto aperto e multidisciplinare;
all'Organizzazione socio-psichiatrica cantonale, struttura terapeutica ma anche importante fucina di riflessione e di formazione.
Mi associo ai ringraziamenti dei promotori alle società, agli enti e alle aziende che hanno voluto sostenere finanziariamente questo convegno.
E' a mio modo di vedere la domanda che
ci si deve porre come donne e come uomini che vivono in questa nostra società,
società detta del benessere, del progresso, ma che sta inesorabilmente
creando dentro di sé sacche di emarginazione, società che
riscontra un aumento del disagio, in particolare psico-sociale.
Disagio psico-sociale in buona parte
correlato con il peggioramento delle condizioni socio-economiche, peggioramento
determinato in parte dalla crisi occupazionale, ma soprattutto delle trasformazioni
del lavoro che hanno eroso certezze e carriere lineari. Flessibilità
e mobilità sono funzionari al nuovo modo di produrre, ma non sono
facilmente conciliabili con la stabilità dei modelli educativi,
la sicurezza emotiva di cui ha bisogno chi sta crescendo. Il deterioramento
della salute psichica nell'infanzia e nell'adolescenza, è una conseguenza
negativa della flessibilizzazione delle esistenze umane.
Un disagio psico-sociale in Ticino,
del quale sappiamo ancora troppo poco, sul quale dobbiamo concentrare uno
sforzo multisettoriale di prevenzione.
Sarete voi a portare delle risposte
a questa domanda attraverso le vostre riflessioni, portatrici di esperienze
e di attese.
Sono certa che questo convegno ci
porterà nuovi impulsi per migliorare la pratica psichiatrica che,
per quanto riguarda il settore pubblico, è considerata un modello
per altri cantoni e anche per altri stati.
Con l'inizio di questo anno è
entrata in vigore la legge sull'assistenza sociopsichiatrica, riveduta
dopo poco più di un decennio di applicazione, confermata nella sua
validità e completata nei suoi contenuti, contenuti che hanno segnato
l'inizio della sociopsichiatria e che ne hanno accompagnato il suo sviluppo
e la costante evoluzione.
Inizio, sviluppo ed evoluzione che
sono stati stimolati e costruiti dagli operatori della psichiatria pubblica
che hanno creduto fermamente nella necessità di garantire a tutti
i cittadini e alle rispettive famiglie confrontate con i problemi della
malattia psichiatrica il diritto e i contenuti dell'assistenza medica e
sociale adeguata alle loro condizioni.
Operatori ed operatrici che a Casvegno
e sul territorio hanno concretizzato la sociopsichiatria, divenendone precursori
ed attori.
Precursori ed attori sono stati
il dottor Milan Monasevic, direttore della clinica psichiatrica cantonale,
e Ettore Pellandini, responsabile del servizio di socioterapia che, uno
dopo l'altro, a pochi giorni di distanza lasciano l'OSC per pensionamento.
La loro partenza professionale è
un momento di intensa gratitudine per l'apporto personale e la convinta
partecipazione al percorso della sociopsichiatria nel nostro Cantone.
Certamente pionieri, con il compianto
don Ottorino Fornai, e con molti altri - medici, psicologi, infermieri,
socioterapisti, animatori - che già hanno lasciato l'OSC o che ancora
lavorano all'OSC, a Casvegno in particolare, di quell'approccio integrativo
e garante dei principi di tutela della persona e delle libertà individuali
che trovano espressione nella legge sociopsichiatrica cantonale.
A Milan Monasevic e a Ettore Pellandini
la riconoscenza dell'autorità politica, di coloro che hanno avuto
il privilegio di affiancarli professionalmente, ma soprattutto la gratitudine
di coloro che, toccati come persona, come famigliari dalla malattia psichiatrica
hanno potuto avere in loro dei terapeuti competenti ma soprattutto umani.
Perché all’OSC, la parola e l’ascolto sono già ora una pratica
quotidiana che ha permesso a tutti, alle persone che vi lavorano e alla
struttura, di crescere positivamente. Questa "parola", questo "ascolto"
sono anche occasioni di formazione professionale e individuale che fanno
la ricchezza della nostra socio-psichiatria. E il Club 74 è stato,
è e continuerà ad essere un’opportunità relazionale
tra operatori e pazienti ma anche fra la struttura terapeutica e il mondo
esterno.
Un’opportunità anche di formazione
interna aperta, aperta sulla società, sulle istanze di formazione
sociale.
La collaborazione scaturita con
la Scuola universitaria professionale segna un passaggio importante ed
auspico che possa essere l’inizio di un dialogo e di una collaborazione
costante.
Gli operatori sociali in formazione
sono sempre più chiamati a lavorare non più a compartimenti
stagni, ma con una molteplicità e una complessità di patologie
e di forme di disagio che in parte costeggiano la psichiatria.
Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato
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