CONVEGNO ANNUALE

SOCIETÀ SVIZZERA DI PSICHIATRIA SOCIALE


Gentili signore, egregi signori,
il  tema di questo convegno è "imparare a prendersi cura e prendersi cura dell'imparare".
Nel corso di questa giornata di studio verranno proposti approfondimenti, precisazioni. Un'occasione importante per guardare da vicino e riflettere sulla stretta dipendenza che corre fra il processo di formazione e di apprendimento dell'operatore socio psichiatrico e la conoscenza della realtà sociale.
Conoscenza della realtà: fondamentale perché è proprio nella realtà dove di regola possono essere individuati i principali fattori della patologia psichiatrica.
Questa particolare attenzione che la vostra associazione rivolge alla professionalità ed alla formazione degli operatori sociosanitari mi offre lo spunto per un significativo parallelo con la legislazione sociopsichiatrica cantonale.
In effetti, uno dei principali criteri operativi della sociopsichiatria pubblica - previsto espressamente da uno dei primi articoli della Legge cantonale sull'assistenza sociopsichiatrica (LASP art. 8 cpv. 3) - è quello secondo cui gli operatori delle Unità terapeutiche riabilitative (UTR) collaborano tra di loro formando un équipe interdisciplinare. Questo criterio - dell'interdisciplinarità - mette in evidenza l'originalità e le novità della concezione pluralista della malattia psichiatrica, introdotta dalla LASP, rispetto all'approccio di tipo prevalentemente medico, caratteristico della vecchia psichiatria tradizionale.
Voglio però mettere in evidenza che questa novità non si limita a stabilire nuove modalità di lavoro e di collaborazione fra operatori sanitari ma rivoluziona in modo radicale anche il processo di apprendimento necessario per operare in campo sociopsichiatrico.
Oggetto di studio non sono più solamente il malato e la malattia ma anche soprattutto il contesto familiare e quello sociale ai quali vengono riconosciuti un ruolo determinante nella produzione delle patologie.
Sotto la lente di osservazione dell'operatore non si pone più solamente il malato ma soprattutto la famiglia e tutta quanta la società con i suoi problemi e le sue incongruenze.
Di conseguenza, nell'équipe non troviamo più unicamente medici ma anche psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali ed altre figure professionali. Questo permette un allargamento di prospettive, permette di scambiarsi esperienze e conoscenze orizzontalmente. Un modo efficace di collaborare attivamente nella ricerca delle cause della malattia e nella sua prevenzione.
L'idea di continuità tra la patologia ed il contesto familiare e sociale e l'idea di una relazione tra l'individuo con disagi psichici e i problemi sociali che lo coinvolgono, consentono però un altro interessante accostamento con uno dei principi fondamentali della sociopsichiatria, così come viene attuata nel cantone Ticino: il principio dell'adeguatezza e della continuità delle cure.
Secondo questo concetto, ogni cittadino ticinese ha diritto di ricevere cure e assistenza adeguate alle sue esigenze. Non solo cure dunque, ma cure adeguate. Ed è questa una precisazione di grande importanza, che troviamo espressa nei primi articoli della nostra LASP e che in concreto significa anzitutto il superamento del concetto di intervento assistenziale (= generico ricovero in istituto) Significa il riconoscimento esplicito dei diritto di tutti i cittadini a cure di buon livello qualitativo e adeguate alle singole situazioni particolari.
Ma lo stesso principio di adeguatezza garantisce anche che un ricovero in istituto psichiatrico non deve durare un attimo di più del necessario.
Quando l'ospedalizzazione cioè non è più necessaria, il paziente deve essere dimesso e ricollocato nel suo contesto familiare e sociale e ricevere ambulatoriamente le prestazioni necessarie.
Questi principi della Legge sociopsichiatrica garantiscono il rispetto della dignità personale e della tutela delle libertà individuali per le persone bisognose di assistenza e per i malati psichìatricì, soprattutto per quelli collocati in istituto e incapaci di intendere.
Con l'ultima modifica della Legge sociopsichiatrica (in vigore maggio 2000), per meglio garantire il rispetto effettivo di questi diritti individuali, è stato attribuito ad un ente esterno all'Amministrazione cantonale, a Pro Mente Sana il compito di gestire un servizio indipendente di assistenza e consulenza agli utenti.
Sostenere una persona con disturbi psichiatrici e psichici, non solo nel momento della cura propriamente detta, ma anche dopo la dimissione dalla clinica, sul territorio nel suo contesto familiare e sociale è un modo certamente impegnativo ma qualitativamente molto efficace di curare.
Pensare la cura in questo modo all'ìnizio comporta costi supplementari a carico dell'ente pubblico, ma si rivela tuttavia molto efficace poiché consente di mobilitare anche le risorse proprie dell'ambiente in cui è inserita la persona malata.
Parlare di continuità tra l'apprendimento e l'intervento professionale dell'operatore sociopsichiatríco e tra cura psichiatrica e realtà sociale vuol dire anche invitare gli operatori a lasciarsi coinvolgere.
Un invito a non rimanere indifferenti di fronte ai problemi ed alle situazioni spesso profondamente drammatiche e angoscianti.
Un invito a partecipare in modo attivo col proprio sapere, con le proprie esperienze, per porre rimedio e soprattutto per prevenire a livello sociale le situazioni e le cause di questi disagi.
Un atteggiamento di non indifferenza, di attenzione per le situazioni di disagio sociale è anche una scelta di apertura verso gli altri.
Così importante in un momento particolare, in cui l'individualismo, la competitività e la ricerca dei successo economico si scontrano brutalmente con il peggioramento delle condizioni socioeconomiche, con una profonda trasformazione dell'organizzazione del lavoro, che erode certezze e carriere, determinando precarietà e insicurezza. Il sociologo tedesco Uirich Beck parla di società del rischio, una società dove non solo i più fragili, ma tutti noi, viviamo come funamboli. Alla modernità costruita sulla sicurezza, sulle certezze di spazi definiti per la persona, si sta sostituendo una seconda modernità caratterizzata da insicurezza, incertezza e caduta di ogni confine.
Flessibilità e mobilità sono funzionali al nuovo modo di produrre ma non facilmente conciliabili con la stabilità dei modelli istituzionali. sociali e familiari e con la sicurezza emotiva di cui hanno bisogno gli individui più fragili, di cui hanno bisogno i giovani per crescere e di cui abbiamo bisogno tutti noi.
Curarsi delle persone, degli esseri umani. delle loro paure, dei loro disagi vuol dire curarsi del futuro della nostra democrazia.

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato

Mendrisio, 10 e 11 novembre 2000