Federazione
ticinese degli assicuratori malattia (FTAM)
Assemblea
annuale ordinaria dei delegati
Muralto, 23 novembre 2000, ore 17.00
Gentili
signore, egregi signori,
quando
mi è stato chiesto di partecipare alla vostra assemblea annuale, ho accettato
con piacere e riconoscenza. Penso sia importante che il dialogo
tra gli
attori della sanità resti sempre vivo.
Ho
fatto un’esperienza molto positiva nel primo anno di legislatura.
Ho
riunito attorno al tavolo della pianificazione ospedaliera gli attori e i
responsabili della sanità cantonale: pazienti, medici specialisti, ospedalieri
e medici generalisti, assicuratori malattia, rappresentanti del settore
ospedaliero pubblico e privato e rappresentanti del personale sanitario.
Ho
grandissima ammirazione per il senso di responsabilità oltre all’alto livello
di competenza con cui il gruppo, seduta dopo seduta, ha lavorato.
I
vostri rappresentanti, il signor De Neri e il signor Bolgiani, hanno dato un
contributo di valore.
Il
problema della Pianificazione - lo conoscete - è di quelli davvero complessi.
Anche negli altri cantoni, dove in fondo vi era meno sovracapacità di strutture
sanitarie, si è trattato di un processo doloroso.
Sapevamo
e sappiamo però che non potevamo fare altrimenti. Le cittadine ed i cittadini
ticinesi non sono più disposti a pagare costi così alti per la sanità.
Inoltre la Legge sull’assicurazione malattia - che in fondo non è una legge
di pianificazione e neppure una legge sanitaria - permette agli assicuratori di
non coprire il totale della tariffa ospedaliera nel caso di sovracapacità
ospedaliere. Nel caso di abbassamento delle tariffe ospedaliere molte strutture
sanitarie del cantone non sopravviverebbero. Lasciare che le strutture chiudano
naturalmente non è un buon modo di pianificare l’offerta ospedaliera in una
regione. Sono soddisfatta che l’obiettivo di una prima riduzione abbia potuto
essere approvato e sostenuto dagli assicuratori.
Ma
non voglio oggi parlare della pianificazione ospedaliera. Anzi, non posso,
perché il rapporto deve ancora essere discusso dal Consiglio di Stato in
dicembre.
Quello
che volevo sottolineare era il modo in cui il gruppo ad hoc designato dal
Consiglio di Stato ha lavorato per proporre un progetto di pianificazione. Nella
sanità ultimamente e non solo a livello cantonale, eravamo abituati a
discussioni tanto accese nei toni, quanto inefficaci, perché le persone
coinvolte non facevano che passarsi la "pepa tencia". Come a dire che
se i costi salgono nella sanità è sempre colpa di qualcun altro.
Il
lavoro nel gruppo di pianificazione è stato invece molto costruttivo, un
continuo dialogo, senza attribuire colpe all’altro ma dividendo la
responsabilità. Si tratta di un tema troppo complesso, con troppe implicazioni
profondamente emotive a livello personale, per trattarlo male.
Questo
esercizio di concertazione che abbiamo sviluppato in poco più di anno nel
gruppo per la pianificazione ospedaliera, è mia intenzione portarlo a livello
nazionale.
La
presidenza del Progetto Politica nazionale della sanità (www.nationalegesundheit.ch)
mi dà l’opportunità di farlo.
Tutti
i sistemi sanitari sono complessi, ma quello svizzero è particolarmente
complicato.
Due
aspetti sembrano essere largamente condivisi: la mancanza di dati sanitari
affidabili e l’intersecarsi di competenze tra Confederazione e Cantoni. Per
una politica sanitaria moderna è quindi indispensabile poter disporre di dati
affidabili sulle condizioni di salute della popolazione nonché sulle
prestazioni e i costi del sistema sanitario, dati che possono essere elaborati
dall’Osservatorio della sanità.
Ma
per affrontare le sfide di oggi la politica sanitaria deve poter essere condotta
dai Cantoni e dalla Confederazione, mettendo assieme le forze. L’autonomia
cantonale in materia sanitaria va difesa, ma non deve essere un ostacolo per i
gli stessi Cantoni alle prese con i problemi sanitari attuali. I limiti della
tradizionale divisione delle competenze sono sempre più evidenti: la
discussione sul finanziamento del sistema sanitario avviene a livello federale,
mentre l’offerta delle prestazioni sanitarie gestita dai singoli Cantoni. Alle
preoccupazioni della popolazione non è più possibile rispondere: Il Cantone
non è competente, rivolgetevi alla Confederazione o viceversa. Il Progetto di
una politica nazionale della sanità risponde all’urgenza di assumere il tema
sanitario come responsabilità politica. La collaborazione attiva fra i Cantoni e
con la confederazione è un passo in questa direzione.
Negli
scorsi mesi Confederazione e Cantoni hanno fatto questo primo importante passo
verso una politica della sanità nazionale. Hanno unito le forze per rispondere
efficacemente alle complesse sfide della sanità. Il Progetto Politica nazionale
della sanità si sta muovendo proprio nella ricerca e nella costruzione del
consenso.
Come
prima tappa ha riunito i responsabili politici a livello federale e cantonale - nel rispetto delle diverse competenze
- per collaborare nella
realizzazione di progetti concreti di politica sanitaria.
Osservatorio della sanità:
Empowerment della popolazione:
Salute mentale:
Pianificazione dell'offerta e coordinamento della medicina a tecnologia avanzata:
Proprio
domani mattina, presenterò questi progetti alla Conferenza dei direttori della
sanità che si riunirà a Berna.
In
un secondo tempo il Progetto Politica nazionale della sanità si farà promotore
di una piattaforma in grado di riunire regolarmente Confederazione e Cantoni
attorno a temi di comune preoccupazione. Anche a livello Federale è sempre più
necessario il confronto e la discussione con tutti gli attori del sistema
sanitario.
Come
Presidente di questo progetto nazionale, non mancherò di favorire la
collaborazione e il dialogo fra tutti i protagonisti della sanità, senza i
quali non potremo realizzare quella necessaria riforma sanitaria che permetterà
di continuare a garantire equità di accesso e cure di qualità a tutti i
cittadini.
Perché
non bisogna mai perdere di vista che l’obiettivo di ogni politica nazionale
della salute è essenzialmente il benessere sanitario della popolazione, mentre
l’auspicabile ricaduta in termini di risparmio economico può derivare solo da
una maggiore consapevolezza delle persone coinvolte.
A
volte penso che forse questa profonda crisi che il sistema sanitario sta
attraversando non è negativa.
Da
una parte la crisi del finanziamento - la sanità costerà sempre di più
perché avremo sempre più cure a disposizione - dall’altra anche la crisi -
di cui si parla meno - del rapporto medico-paziente.
I
media parlano di più dei premi dell’assicurazione malattia. Personalmente
vedo una grande crisi di identità della medicina moderna che offre cure sempre
migliori ma che non dà al paziente le risposte che cerca.
E'
vero che i pazienti hanno attese mitiche nei confronti della medicina.
Probabilmente, se fosse possibile, vorrebbero essere resi immortali oltre che
sani.
Non
accettiamo di convivere con il minimo disfunzionamento del nostro corpo. Già un
raffreddore ci dà fastidio. E ci ostiniamo a curarlo anche se è incurabile.
Il
paziente dal medico vuole però essere riconosciuto non come un insieme di parti
da rimettere a nuovo, ma come un insieme inscindibile tra corpo e spirito. I
medici sono quasi risentiti: perché, pur offrendo cure eccezionali, i pazienti
si rivolgono alla medicina "non scientifica"?
La
sanità è complessa perché l’essere umano è complesso. E per noi umani la
salute è il bene più importante.
Patrizia Pesenti
Consigliera di Stato