Assemblea associazione svizzera delle infermiere/i Sezione Ticino 

"Politica e cure infermieristiche"

Sementina, 28 marzo 2001


 

Gentile presidente, 
Gentili signore, egregi signori,

quando la vostra presidente, signora Rita Dal Borgo, mi ha proposto di partecipare a questa serata ho aderito immediatamente. Perché è molto importante per me incontrarvi proprio nel momento in cui il Dipartimento si sta occupando in modo intenso e approfondito delle professioni infermieristiche.

I problemi e le difficoltà della vostra professione sono stati troppo a lungo nascosti nel dibattito attorno ai costi della sanità.

Un dibattito sui costi e sull’assicurazione malattia che ha inghiottito tutti gli altri temi sanitari: dalla qualità del sistema sanitario, alla salute della popolazione. Da dieci anni ormai parliamo solo di quanto costa il sistema sanitario: non c’è l’ombra di un dibattito sulla questione fondamentale delle condizioni di salute della popolazione. Non sappiamo neppure se abbiamo bisogno di tutta questa sanità per stare bene, se le condizioni di salute dei cittadini si modificano a dipendenza di quanto spendiamo per il sistema sanitario. Mancano dati e manca soprattutto la volontà politica di porsi questioni più approfondite sullo stato di salute delle persone.

La focalizzazione dell’opinione pubblica sull’emergenza costi ha ammutolito il dibattito sulle condizioni di lavoro delle infermiere e degli infermieri. Di fronte alle continue esplosioni di costi sanitari chi osa parlare di spese supplementari per garantire migliori condizioni di lavoro?

Mi avete invitato a parlare di Politica e cure infermieristiche, questo è il titolo della vostra serata. La prima cosa che mi viene in mente è che la politica da tempo non si occupa delle cure infermieristiche, in generale delle condizioni di lavoro del personale sanitario. Eppure il tema sanitario è sempre ai primi posti dell’agenda politica di tutti i paesi.

L’emergenza finanziaria, acuita nella recente crisi economica, ha suggerito una serie di razionalizzazioni, anche nelle strutture sanitarie. Alcune molto necessarie, altre meno. Il linguaggio del management pubblico, della lean production, del just in time, ha conquistato anche le istituzioni sanitarie. I budget globali obbligano a continue razionalizzazioni. Le strutture pubbliche, anche sanitarie, spendono vere e proprie fortune in consulenza, per riorganizzarsi, ristrutturarsi. Nel settore sanitario, ma anche in altri settori pubblici e privati, si comincia però a rendersi conto che la flessibilità richiesta al personale, le ristrettezze, i turni di lavoro inconciliabili con qualsiasi vita familiare, la disponibilità al continuo miglioramento delle proprie competenze, accompagnate dalla paura di perdere il posto di lavoro a causa di ristrutturazioni producono, oltre ad un affanno permanente, soprattutto disaffezione nei confronti della struttura in cui si lavora. C’è già chi si rende conto che il personale è una risorsa particolare, che non può essere amministrato come qualsiasi altro bene aziendale. Che occorre investire nelle risorse umane per non perdere il treno della produttività e quindi della crescita economica.

Investire nelle risorse umane è fondamentale soprattutto nei servizi di cura, dove lavorare vuol dire mettere al lavoro le proprie competenze professionali, certo, ma anche e soprattutto le proprie competenze umane.

La medicina non è una scienza esatta e i pazienti sono tutto fuorché prodotti perfetti. Le accresciute competenze professionali che vengono richieste al personale di cura da una medicina sempre più tecnologica, strozzano la possibilità di curare con calma, di instaurare una relazione con il paziente.

La medicina non è una scienza esatta, a volte non è neppure chiaro perché le persone migliorano o peggiorano. Faremmo meglio ad essere più modesti nei confronti della complessità della vita e della malattia e faremmo meglio a non fidarci solo e unicamente delle cure sempre più sofisticate. Come non vedere gli sviluppi degli ultimi anni: il sistema sanitario è disposto ad investire senza discussione cifre astronomiche in attrezzature costose, che generano costi astronomici, senza verifica della loro efficacia sulla salute dei cittadini. Il sistema sanitario è molto meno propenso ad investire nelle risorse umane, intese come miglioramento delle condizioni per esempio salariali del personale infermieristico, ma anche nel numero di effettivi che permetterebbe turni meno massacranti. Con questo non voglio naturalmente dire che il progresso della tecnica medica vada frenato, ci mancherebbe. Ma che occorre verificare la necessità di apparecchiature costose, dal momento che i costi vengono socializzati. Sono molto soddisfatta che il parlamento ticinese abbia approvato un decreto di legge che introduce il principio di limitare la proliferazione di apparecchiature tecniche costose nel nostro cantone, dove vi è un deciso esubero.

È vero: le attese da parte dei pazienti sono illimitate, si aspettano l’onnipotenza della medicina. Ma quando come pazienti dobbiamo rassegnarci al fatto che la scienza medica non può tutto, è di cure che abbiamo soprattutto bisogno. Cure intese come relazione umana. Il vostro ruolo è fondamentale. Non c’è bisogno di fare tante teorie: chiunque sia già stato in ospedale lo capisce da sé.

Quale responsabile della sanità, voglio impegnarmi per un maggior riconoscimento della vostra professione.

Quando parlo di riconoscimento parlo di un insieme di condizioni che vanno dalle responsabilità, alle competenze, alle condizioni generali di lavoro quali i salari, gli orari di lavoro, le vacanze o i congedi.

Ma penso a un migliore riconoscimento della pratica infermieristica. Un riconoscimento del valore che ha il vostro lavoro.

Il Dipartimento delle opere sociali, su esplicita richiesta dell'ASI, ha lavorato assieme alla vostra associazione, all'Ente ospedaliero e alla Sezione della formazione del personale per fare chiarezza

Il rapporto di questo gruppo di lavoro approfondisce i temi

Sarei molto contenta di poter presentare questo rapporto alla stampa già nelle prossime settimane, assieme alla vostra associazione.

Disponiamo ora di una prima analisi dei fattori che possono essere causa di disagio e di una serie di proposte concrete atte a migliorare la vostra situazione professionale. Non è un tema da rinviare: come responsabile della sanità non voglio che i cittadini e le cittadine di questo cantone si trovino privati delle cure di cui hanno bisogno e a cui hanno diritto.

Ringrazio la vostra associazione per il senso di responsabilità e il modo costruttivo con cui ha aiutato l’autorità politica ad affrontare e risolvere questo problema.

Ma vi ringrazio soprattutto a nome dei pazienti di questo cantone perché anche lavorando nell’affanno dei ritmi quotidiani, non vi scoraggiate.

Mi avevate chiesto di parlare di Politica e cure infermieristiche, non so se l’ho fatto come vi aspettavate. Lasciatemi parafrasare il titolo: ora tocca a voi pretendere che sia la politica a curarsi di voi.

 

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato