Conferenza presidenti Associazioni sanitarie ticinesi 

"Realtà e prospettive nell’organizzazione del sistema sanitario"

Manno, 8 novembre 2001


Gentili signore, egregi signori,

è con molto piacere che ho accettato l’invito ad incontrare la Conferenza delle associazioni sanitarie operative nel nostro cantone.

E’ per me l’occasione per conoscere le rappresentanti e i rappresentanti di figure professionali attive nel settore sanitario ma con specificità diverse. Un’occasione anche per ascoltare qual è la vostra percezione del sistema sanitario, dal vostro osservatorio, dal vostro contatto con il paziente.

Trovo molto positivo che le vostre associazioni si siano organizzate in questa conferenza. Dimostrate la volontà di affrontare le tematiche sanitarie con un approccio generale senza far prevalere interessi ristretti alle singole categorie.

Un approccio intelligente di fronte alla complessità del settore sanitario. Un approccio che vi rafforza in quanto partner della politica sanitaria cantonale.

Mi è stato affidato il tema "Realtà e prospettive nell’organizzazione del sistema sanitario".

Abbiamo un grosso problema: frenare la crescita della spesa sanitaria salvaguardando l’equità di accesso per tutti i cittadini a cure di qualità.

Ma abbiamo un grande obiettivo: garantire non solo l'equità di accesso alle cure, ma anche l'equità nella salute, fare in modo che le persone non corrano rischi di ammalarsi di più o vivere meno in anni.

Durante questa legislatura, la politica sanitaria è stata oggetto di analisi approfondite e decisioni importanti: tutte nella direzione di un riorientamento dell’offerta e della domanda.

Riorentare l’offerta

Pianificando l’offerta ai bisogni reali della popolazione (pianificazione ospedaliera) e creando una rete sanitaria (coordinamento degli attori sanitari) razionalizzando (non razionando) i servizi offerti alla popolazione. Pianificare e coordinare in collaborazione con i principali attori sanitari del cantone.

Riorentare la domanda

Rafforzando la politica di prevenzione e di promozione della salute per un consumo adeguato e consapevole di cure sanitarie.

Valutare l'impatto sulla salute delle scelte che vengono fatte in altri ambiti, non sanitari: ambiente, traffico, lavoro, educazione.

La salute dipende maggiormente dalle condizioni sociali, economiche e ambientali in cui viviamo più che dal sistema sanitario e dal consumo di prestazioni sanitarie.

Le decisioni prese in settori come l’ambiente, l’economia, l’istruzione o i trasporti hanno un impatto positivo o negativo sulla salute dei cittadini potenzialmente superiore a quello di investimenti supplementari in ambito sanitario.

L’equità di accesso alle prestazioni sanitarie - garantita a tutta la popolazione con l’assicurazione obbligatoria - non garantisce di pari passo l’equità di fronte alla salute, non garantisce pari opportunità di star bene, in termini di qualità e di durata della vita.

L’equità di accesso alle cure non garantisce l’equità nel godere di buona salute. Le ineguaglianze di fronte alla salute, quando sono inevitabili, diventano inique.

Un concetto di equità più ampio mi sembra essenziale. Un concetto che includa la creazione di un ambiente socio-economico suscettibile di offrire alle persone pari opportunità di fronte alla salute. Ciò significa che l’azione deve essere riorientata verso una riduzione delle disuguaglianze in termini di qualità e di durata della vita.

Numerosi studi dimostrano che:

La salute della popolazione dipende quindi fortemente da scelte politiche effettuate nei settori non-sanitari.

Per questo è importante promuovere una politica intersettoriale che ponga la salute come bene fondamentale dell’individuo e interesse della collettività.

Una buona salute dipende in effetti da un buon livello di educazione, da una situazione professionale relativamente sicura - senza la costante paura di perdere il posto di lavoro - da una buona integrazione sociale.

Le persone possono godere di buona salute quando hanno la possibilità di progettare il loro futuro senza sentirsi in balia di fattori che non possono controllare.

Recentemente uno studio a livello svizzero (del 1997) ha dimostrato che circa il 10% dei salariati temevano di perdere il posto di lavoro.

Quali le conseguenze per la loro salute?

Lo stesso studio aveva paragonato, sulla base di alcuni indicatori sanitari, la salute dei salariati che non temevano di perdere il lavoro con quella delle persone confrontate con il rischio di restare senza impiego.

Tutte le persone a rischio di disoccupazione ammettevano che le loro condizioni di salute erano peggiori.

Per esempio: più soggetti all’insonnia, più propensi al consumo di tranquillanti, più esposti al mal di schiena. Ma paradossalmente rinunciavano alle consultazioni mediche - rinunciavano quindi a curarsi - per non assentarsi dal posto di lavoro per recarsi dal medico.

Questo esempio, ma potrei portarne altri, dimostra la necessità di conoscere e misurare l’impatto potenziale e reale delle politiche non sanitarie.

Il Governo ticinese ha formalmente deciso che ogni nuova legge ed ogni decisione politica importante debba essere accompagnata da un rapporto di impatto sulla salute pubblica.

Questa decisione risponde alla nostra preoccupazione di considerare diversamente la politica sanitaria e di orientarla non solo verso la riparazione del danno alla salute ma soprattutto verso la promozione di un ambiente favorevole alla salute e al suo mantenimento.

Dare credibilità a questo messaggio è una sfida e significa abbandonare la convinzione che solo il consumo di prestazioni sanitarie conferisce salute, che la nostra salute sia in mano alla scienza medica e alla tecnologia medica.

Noi spendiamo 40 miliardi all'anno in Svizzera per cure sanitarie, e non godiamo di una salute migliore, in termini di qualità di vita e durata della vita, rispetto ad altri paesi europei che spendono proporzionalmente molto meno. Questo lo si vede anche nella spesa differente tra i diversi cantoni svizzeri.

Una politica sanitaria preoccupata non solo di garantire a tutti l'accesso al consumo di prestazioni sanitarie, ma anche preoccupata di creare le condizioni per offrire alla popolazione pari opportunità di fronte al mantenimento della salute e alle aspettative di vita.

Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato