Assemblea ordinaria dei delegati della Federerazione ticinese degli assicuratori malattia (FTAM)
Agno, 8 novembre 2001
Gentili signore, egregi signori,
Partecipo molto volentieri alla vostra assemblea ordinaria dei delegati, l’ultima prima della fusione della FTAM con Santésuisse.
Ritengo importante che il dialogo tra tutti coloro che hanno delle responsabilità nel sistema sanitario continui a rimanere vivo. Soprattutto in un periodo difficile come l’attuale che fa seguito all’annuncio del massiccio aumento dei premi delle casse malati per il 2002.
Un aumento che per i cittadini ticinesi si situa mediamente attorno al 9,74 % per l’assicurazione di base. Un aumento drammatico. Non ci sono mezzi termini per definire l’entità dell’aumento.
Come ogni anno è iniziato il gioco allo scaricabarile per quanto riguarda le responsabilità degli aumenti. In questa perversa logica non voglio affatto entrare. Vale, però, la pena di ricordare alcune cose. Il finanziamento del sistema sanitario è regolato a livello federale. Ridottissimi per non dire nulli sono perciò i margini d’intervento dei cantoni. Essi, in pratica, non hanno nessun potere di controllo del meccanismo di funzionamento della spesa sanitaria né del livello dei premi assicurativi. Ai cantoni compete per contro il controllo sull'offerta sanitaria.
Ciononostante da due anni il Ticino svolge un lavoro impegnativo per controllare i costi delle assicurazioni malattia. Il risultato di questi calcoli viene poi presentato all’Ufficio federale delle assicurazioni sociali con lo scopo di definire i premi per l'anno seguente. L'obiettivo dovrebbe essere comune: definire dei premi che corrispondano alle presunte spese che gli assicuratori dovranno sostenere per l'anno dopo, tenuto conto della necessità di avere il 15% di riserve finanziarie.
La proposta che il nostro Ufficio assicurazione malattia ha presentato all'UFAS era estremamente ragionevole e si basava su un aumento della spesa sanitaria calcolata per il Ticino nell'ordine del 4-5%.
Ma anche quest’anno, e direi in particolare quest’anno, l’UFAS non ha preso in considerazione le nostre argomentazioni che avrebbero permesso di attenuare l’impatto degli aumenti, facendo maggiormente capo alle riserve.
Noi non sappiamo quali dinamiche o strategie abbiano mosso assicuratori e UFAS all'approvazione di premi che aumentano di più delle spese sanitarie, perché al di là di ogni guerra sulle percentuale, quello che si può dire è che le spese sanitarie non sono certo aumentate nel nostro cantone del 10% nell'anno un corso! E quello che continuiamo a non capire è perché nonostante tutto, le riserve degli assicuratori di fatto continuano ad aumentare e si situano, per il nostro cantone, ben al di sopra della soglia legale del 15% (per il Ticino 26%). Queste sono aspetti cruciali che Santésuisse deve spiegare, se non vuole perdere la fiducia, non tanto dei politici, ma soprattutto degli assicurati.
Un problema è quello dei premi e della loro formazione e del loro finanziamento. Il parlamento cantonale, anche se non è materia cantonale, ma federale, ha discusso lunedì quasi tre ore sul finanziamento: chi paga e come?
Quasi nessuna parola sul quanto. Siamo sicuri che per mantenere una buona salute e curare la malattia dobbiamo spendere 40 miliardi? La nostra salute, misurata in assenza di malattia e anni di vita, non è migliore di quella delle persone che vivono il altri paesi europei, dove per la sanità si spende molto meno.
Il problema centrale è, quindi, anche un altro: per contenere l’aumento dei costi sanitari, abbiamo bisogno di un sistema che non sia così inflazionistico come l’attuale.
Adesso i medici sono remunerati per ogni prestazione da loro fornita, gli ospedali per quel che concerne il settore stazionario in base ai giorni di degenza. La conseguenza di tutto ciò è che, in definitiva, nessuno ma davvero nessuno ha interesse a veramente risparmiare: né l’assicurato né i diversi fornitori di prestazioni.
Per rompere questa spirale, molte speranze vengono riposte nella seconda revisione della LAMal, che santésuisse sostiene con vigore.
La riforma contempla tre innovazioni principali .
La prima, di carattere sociale, vuole fissare all’8 % del reddito imponibile l’incidenza massima dei premi dell’assicurazione di base sul reddito di ogni economia domestica . Un obiettivo certamente condivisibile, anche se i cantoni dovranno sobbarcarsi ulteriori oneri. La Confederazione ha promesso di sostenere i cantoni, aumentando di 300 milioni di franchi all’anno l’ammontare delle sovvenzioni federali.
La
seconda innovazione prevede che i cantoni finanzino anche le prestazioni
ospedaliere dispensate nei reparti privato e semiprivato degli ospedali
pubblici come pure nelle cliniche private. I cantoni dovranno pagare
1miliardo di franchi in più all’anno: circa 74 milioni in più il Ticino.
Questo finanziamento pone non pochi problemi in un settore che sul piano
assicurativo è regolato dal diritto privato. Le assicurazioni
complementari, infatti, non hanno nulla di sociale: i premi vengono fissati
in funzione dell’età e, quindi, del rischio. Capita sovente che i premi
subiscano aumenti considerevoli con l'avanzare dell'età. Così, assicurati,
che per una vita intera hanno pagato per la camera privata si vedono
costretti a disdire la complementare perché non se la possono più
permettere, proprio quando ne hanno maggior bisogno.
Anche in funzione del finanziamento pubblico richiesto per i reparti privato
e semiprivato, ci si può chiedere se la divisione rigida, voluta dal
legislatore tra LAMal, regolamentata dal diritto sociale, e assicurazioni
complementari disciplinate dal diritto privato, non vada in qualche modo
rivista e corretta.
La
terza proposta della revisione LAMal è stata particolarmente caldeggiata da
voi. Essa prevede l’abolizione dell’obbligo per gli assicuratori
malattia di stipulare contratti con ogni fornitore di prestazione. In
pratica gli assicuratori rimborseranno solo le prestazioni dei medici,
fisioterapisti, farmacisti che hanno stipulato un contratto con
l'assicurazione.
Questa misura potrebbe essere un passo nella giusta direzione per contenere
la fattura sanitaria ma a condizioni ben precise:
Il provvedimento non deve affatto rimettere in questione l’equità d’accesso al sistema sanitario: la qualità dei medici tra cui il paziente può scegliere non deve dipendere da quanto può pagare.
La qualità delle cure va preservata come pure deve essere garantito l’approvvigionamento sanitario della popolazione, occorrerà fissare un numero minimo in ogni cantone di fornitori di prestazioni che le casse malati saranno tenute anche in futuro a riconoscere.
Una troppa concentrazione di potere nelle mani di un solo partner del sistema sanitario va assolutamente evitata. In altri termini, l’abolizione dell’obbligo di contrattare non deve tramutarsi in una cambiale in bianco per gli assicuratori, ma in uno strumento di controllo delle quantità di prestazioni sulla base di criteri stabiliti preferibilmente dalla Confederazione.
In ottobre, il Consiglio degli Stati ha discusso a lungo i criteri in base ai quali gli assicuratori malattia potranno scegliere i fornitori di prestazioni con i quali stipulare contratti, rinviando però il tutto in commissione.
Non è certo un caso. Il tema è particolarmente sensibile sul piano politico. Non dobbiamo infatti dimenticare che la seconda revisione della LAMal , con le tre misure di cui ho illustrato la portata, forma un tutt’uno ed è a rischio elevato di referendum.
Soltanto se si riuscirà a rendere verosimile che la limitazione della libera scelta del medico contribuirà a ridurre i costi senza intaccare la qualità delle cure e l’equità d’accesso al sistema sanitario, la riforma avrà una chance di superare lo scoglio della votazione popolare.
Se la seconda revisione venisse bocciata, bisognerà ripartire da zero e assistere ancora per anni al rituale degli aumenti dei premi.
Mi auguro perciò che tra tutti i partner del settore sanitario si possa instaurare una fattiva collaborazione. Ad essere in gioco è la capacità del nostro sistema sanitario di aiutare i cittadini quando si trovano davanti alla malattia.