CONFERENZA CANTONALE
CONSULTIVA
PIANIFICAZIONE ASSISTENZA E CURA A DOMICILIO E ISTITUTI PER ANZIANI
Bellinzona, 6 marzo 2002
Gentili signore, egregi
signori,
ho il piacere di aprire la seconda conferenza cantonale consultiva sulla
pianificazione dell’assistenza e cura a domicilio e gli istituti per anziani.
Vi ringrazio per la vostra partecipazione.
Lo scorso mese di giugno
ci siamo incontrati per la prima Conferenza consultiva. E’ stato un incontro
prevalentemente informativo.
Vi avevamo fatti partecipi di come il Dipartimento intende muoversi attraverso
la "direzione di progetto" per coordinare meglio il lavoro:
Seguire le fasi della sperimentazione, della valutazione e della pianificazione dell’assistenza e cura a domicilio;
Impostare, avviare e concludere la pianificazione degli istituti per anziani.
Oggi la Conferenza entra
nel suo vero ruolo, quello consultivo.
Vi sottoponiamo il Rapporto di valutazione della sperimentazione del primo anno
e mezzo di attuazione della Legge sull’assistenza e cura a domicilio.
Il compito della Conferenza non si limita ad esprimersi su questo unico
argomento ma è chiamata a pronunciarsi anche:
sul potenziamento dei servizi di appoggio (Centri diurni, servizi di trasporto, distribuzione dei mezzi ausiliari, servizi di assistenza e di sostegno alla famiglia, servizi per ammalati, servizio di distribuzione dei pasti),
ma pure sulle strutture stazionarie (istituti per anziani con soggiorni indeterminati e soggiorni temporanei).
I servizi di appoggio
saranno oggetto di una prossima Conferenza a breve termine (Vi sarà trasmessa
la documentazione).
Non appena la Direzione di progetto avrà allestito un primo rapporto sull’evoluzione
e sulla copertura del fabbisogno nel settore stazionario, sarà convocata un’altra
conferenza consultiva (indicativamente verso metà anno).
Stiamo mettendo a punto i dati sull'evoluzione demografica nei comprensori e
valutando le domande in lista di attesa: importante per dare una risposta ai
Comuni o a altri enti che hanno presentato delle iniziative intese ad aumentare
il numero di posti letto.
Per gli indirizzi a medio occorre tenere conto della pianificazione degli
istituti sanitari acuti dove occorre assolutamente diminuire il numero di posti
letto.
Il contributo cantonale per il mantenimento a domicilio previsto per persone
invalide ha avuto uno sviluppo al di sopra di tutte le aspettative: attualmente
sono oltre 400 le persone che usufruiscono di questo aiuto finanziario grazie al
quale possono essere assistite da terzi a domicilio.
Oggi il Rapporto di valutazione della sperimentazione del primo anno e mezzo di
attuazione della Legge sull’assistenza e cura a domicilio vi sarà presentato
dai signori Riccardo Crivelli e Riccardo Lisi, del Dipartimento di lavoro
sociale della Scuola universitaria professionale (SUPSI) alla quale il Consiglio
di Stato ha attribuito il mandato di valutazione.
Sebbene sia ancora prematuro allestire un bilancio dell’attuazione della
legge, credo si possa essere positivi.
Il Dipartimento vuole mantenere un ruolo di accompagnamento, con particolare
attenzione alla concretizzazione dei principi della legge, e quindi della
volontà del Legislatore, e naturalmente anche dei Comuni, degli enti che
gestiscono questi servizi. Abbiamo voluto essere anche particolarmente attenti
anche alle condizioni di lavoro e salariali degli operatori chiamati ad
assicurare quotidianamente la cura e l’assistenza a domicilio. L'assistenza
agli anziani si regge sul lavoro quotidiano del personale.
Non tutti gli obiettivi sono stati raggiunti, in parte a causa delle difficoltà
di reperire gli effettivi necessari per svolgere i nuovi compiti.
Ciononostante si può certamente affermare che la transizione dai Consorzi alle
Associazioni e l’assunzione della gestione di questi servizi è avvenuta nel
migliore dei modi.
Manca solo la conferma del contratto collettivo di lavoro per i tre servizi del
Sopraceneri, che però dovrebbe essere imminente (o sbaglio?).
Le migliori condizioni quadro per il personale (aumenti salariali, diminuzione
delle ore settimanali di lavoro) entrate in vigore all’inizio di quest’anno
riconoscono e compensano l’importante impegno in particolare il maggior rigore
richiesto per aumentare la qualità del lavoro erogato.
Dovrebbero rendere più attrattivo il settore e quindi attutire la cronica
mancanza di personale qualificato.
Sono consapevole che l’introduzione dei criteri di qualità possa costituire
motivo di disappunto, in particolare per chi è abituato a confrontarsi ogni
giorno con aspetti concreti e tangibili. Ma sono indispensabili, perché diventa
sempre più difficile far capire agli enti paganti e erogatori di contributi
(Cantone, Comuni, Assicuratori malattia) che l’assistenza e cura a domicilio
è una delle poche strade percorribili per evitare collocamenti impropri nelle
strutture acute.
Il rapporto che vi verrà presentato tra poco permette di:
definire gli obiettivi tenuto conto della sperimentazione svoltasi nel comprensorio del Mendrisiotto;
effettuare un bilancio provvisorio dopo un anno e mezzo della messa in vigore della Legge;
iniziare la valutazione dell’attività svolta, in previsione della valutazione di fine quadriennio.
Diversamente dalle
valutazioni che di regola avvengono a posteriori alla fine di un esercizio (a
consuntivo), oppure a priori come nel caso della presentazione della
pianificazione, il nuovo modello operativo introduce un sistema di verifica
delle tendenze, costruito sulla base di indicatori che andranno a costituire il
monitoraggio dell’attività.
Lo studio evidenzia alcuni risultati che dovranno essere approfonditi all’interno
dei singoli servizi.
A fine quadriennio disporremo di più dati statistici confrontabili tra di loro.
Tuttavia già con i dati raccolti lo studio evidenzia taluni punti deboli che
intendiamo affrontare con voi.
I principali sono stati ripresi nella documentazione che vi è stata inviata
negli scorsi giorni e sui quali siete chiamati ad esprimervi dopo la
presentazione e discussione del rapporto di valutazione.
Riguardano:
l’impostazione del Progetto assistenza e cura a domicilio ed i compiti pianificatori del cantone;
la modifica delle scadenze della pianificazione per farla corrispondere alle esigenze dei servizi;
il miglioramento dell'informazione, in particolare per migliorare i rapporti con i Comuni;
il ruolo delle infermiere consulenti materne e pediatriche.
Di questi temi vogliamo
discutere oggi con voi, abbiamo bisogno di risposte che saranno vincolanti per
la Direzione del progetto, per la redazione del rapporto complementare di
pianificazione.
Entro giugno di quest’anno consegneremo al Consiglio di Stato il rapporto
complementare di pianificazione che farà stato fino alla fine del 2004.
*****
Permettetemi alcune
considerazioni di carattere politico, generali, sulla politica degli anziani.
Il XX secolo ha marcato il progressivo e forte aumento della popolazione
anziana: la proporzione delle persone con più di 65 anni è passata dal 7.8%
nel 1900 al 17.6% nel 2000. Circa 54 mila persone con più di 65 anni: è questa
la popolazione alla quale si rivolge la nostra politica, alla quale i vostri
servizi e i vostri istituti sono potenzialmente rivolti.
Nel 2010 le previsioni demografiche dicono che il nostro cantone potrebbe
contare quasi 70 mila anziani.
Dobbiamo orientarci verso una politica a favore degli anziani adatta ad una
società che invecchia progressivamente, dove una generazione dopo l’altra non
hanno gli stessi modi di vivere e gli stessi bisogni sociali.
Una politica differenziata per rispondere ad una nuova realtà demografica,
sociale (miglioramento del benessere materiale dell’anziano, grazie agli
effetti della previdenza sociale) e sanitaria (più qualità e anni di vita ma
anche più patologie invalidanti).
Finora la carta vincente della nostra politica a favore degli anziani è stata
la complementarietà di servizi pubblici e privati, una rete socio-sanitaria,
fatta anche di volontariato, non estranea alla solidarietà familiare e alla
società civile.
Questa carta vincente credo debba rimanere il perno della nostra progettualità.
Progettare significa pianificare in funzione dei bisogni attuali ma anche di
quelli futuri. Dovremo far fronte all'invecchiamento della generazione dei
cosiddetti baby boomer, nati dopo la seconda guerra mondiale, che cominceranno
ad andare in pensione dal 2010 circa. Dovremmo cominciare a riflettere se nei
periodi di alta congiuntura, quando vi sono avanzi di esercizio, non sarebbe
opportuno fare accantonamenti speciali per i fondi AVS. Almeno fino al 2040
avremo maggiori spese per la previdenza sociale e per la sanità che non
sappiamo ancora come finanziare.
Ecco perché non possiamo immaginarci di smettere di investire risorse in queste
settore, la popolazione anziana è in aumento, almeno fino al 2040. Pretendere
di bloccare la spesa degli enti pubblici o privati che si occupano di anziani
significherebbe lasciare gli anziani di oggi e soprattutto di domani senza
risposta ai loro bisogni, dopo che per una vita hanno contribuito a costruire il
nostro sistema sociale e sanitario.
Patrizia Pesenti
Consigliere di Stato