SECHSELAUTEN 2002

Intervento della Consigliere di Stato Patrizia Pesenti

alla Corporazione di Schwamendingen

Zurigo, 15 aprile 2002


Signor Presidente,

egregi signori,

ho accettato l'invito della vostra Corporazione a tenere questo discorso e vi voglio ringraziare. E' un onore essere invitata quale rappresentante del Cantone Ticino a questa importantissima festa.

Tra l'altro è una festa a cui ho partecipato la prima volta quando avevo 15 anni. Fino a quando sono tornata in Ticino, dopo gli studi, non ho mai mancato il falò del Böögg.

Zurigo mi piaceva molto e anche Wetzikon, dove ho frequentato la Kantonsschule, ma venendo dal Ticino a aprile non ne potevo più della Hochnebel del Zürcheroberland. Così venivo in città con i compagni di scuola e speravo sempre che la testa del Böögg scoppiasse subito! Poi non so se è proprio vero che la primavera e l'estate sono più belle, ma a me piaceva crederlo.

Il Ticino è chiamato la Sonnenstube della Svizzera, ma anche lì siamo stufi dell'inverno. Lo scacciamo già alla fine di gennaio. Io sono nata a Locarno, la mia famiglia è originaria di Locarno, credo la regione con più sole. Eppure siamo penso l'unica regione del Ticino dove scacciamo l'inverno con una festa.

Beh, si tratta di una festa meno bella e grandiosa del vostro Sechseläuten. È una festa per i bambini: in dialetto di Locarno si chiama bandì genee. Che significa, tradotto, bandire gennaio, scacciare gennaio e l'inverno. Alla sera del 31 gennaio i bambini locarnesi trascinano lunghe corde con attaccate scatole di latta e cianfrusaglie, mentre altri bambini più piccoli, battono con dei legni sul metallo. Il corteo sfila per le vie della città vecchia.

Non so se l'usanza è stata trasmessa dai romani, che in marzo scacciavano una figura rappresentante l'inverno e lo cacciavano fuori delle porte della città.

In fondo ha anche qualche affinità con il Chalanda Mars, wo die Jugend, indem sie Glocken schellt, die Bösen Dämonen vertreibt.

Si tratta di un rituale che aveva una tradizione e che era utilizzato in passato anche in altre occasioni. I giovani usavano lo stesso modo anche per denunciare situazioni o modi di vita che in qualche modo si distanziano dalla regola sociale e comunitaria. In passato poteva così capitare che gruppi rumorosi di ragazzi sfilassero sotto le finestre di un vedovo che, inopinatamente (per loro), decideva di risposarsi. Oppure facevano fracasso davanti alla casa di una donna che, al contrario, persisteva nel rifiutare un matrimonio.

Si racconta di casi dove non c'era limite alla fantasia: la malcapitata si trovava davanti alla porta mucchi di segatura, vecchi materassi, cianfrusaglie di vario tipo. Pensate che in un paese sulle rive del lago di Locarno, a Minusio, una donna che rifiutava il fidanzato trovò davanti a casa, nientemeno che una vecchia e malandata barca trascinata con gran fracasso da una squadra di ragazzi.

In ogni modo in queste manifestazioni tradizionali, i giovani assumevano un ruolo in parte simile a quello delle corporazioni: quello di affermare le regole sociali.

Naturalmente oggi in Ticino più nessuno accetterebbe scherzi del genere e bandì genee, scacciare gennaio, si limita al corteo rumoroso per le vie della città.

Sono proprio queste diversità che fanno la ricchezza culturale del nostro paese. Questo intrecciarsi di cultura mitteleuropea e latina che ci dà la possibilità di capire un po' meglio quello che succede attorno a noi. Si continua a sentire che la Svizzera è chiusa, che non si apre abbastanza, che perderebbe il treno della modernità. Io non lo credo per nulla. La Svizzera sta fornendo prova di una flessibilità, di una capacità di adattamento all'epoca moderna veramente notevole. Certo con molte discussioni tra le parti sociali, è normale. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra modernizzazione dell'economia e protezione dei cittadini.

Siamo un pese piccolo, dove da sempre ogni persona conta, ogni testa, ogni paio di braccia sono state importanti. Per questo la politica anche oggi deve essere centrata sui bisogni dei cittadini, per valorizzare al massimo il capitale umano. Al di là dell'antagonismo tra Stato e mercato. Per fare in modo che nessuna forza, nessuna intelligenza sia sprecata. Chancengleichheit, per me vuol dire questo: non sprecare le nostre risorse umane, il capitale umano.

E lo stesso si può dire delle diverse regioni linguistiche della Svizzera: Chancengleichheit, equità e rispetto per le differenti regioni, vuol dire non sprecare la ricchezza culturale del nostro paese, che è anche ricchezza di capitale umano. Perché, anche se non ci pensiamo, il nostro vivere assieme di culture così diverse, è il miglior bagaglio che possiamo avere per affrontare la complessità della modernità. Fare in modo che i nostri figli rispettino e siano curiosi verso le alte culture del nostro paese, vuol dire dar loro i migliori strumenti per cavarsela in un mondo globalizzato e complesso.

Ecco perché il vostro invito è per me un regalo prezioso. Grazie.

Patrizia Pesenti

Consigliere di Stato